Di S.C.
Alla vigilia del colloquio di oggi tra Biden e Putin, il Wall Street Journal ha pubblicato un editoriale nel quale bastona severamente il presidente Usa accusandolo di essere troppo cedevole verso la Russia, l’Iran e la Cina.
Secondo il WSJ, venerdì 3 dicembre l’amministrazione Usa ha fatto trapelare che ritiene che Vladimir Putin stia spostando forze in preparazione di un’invasione dell’Ucraina all’inizio del 2022.
“I piani comportano un ampio movimento di 100 gruppi tattici di battaglioni con circa 175 mila persone, insieme a corazzati, artiglieria e attrezzature“, ha detto un funzionario statunitense alla Washington Post.
Mosca ha però liquidato queste notizie, riprese anche dal Wall Street Journal, come fake news strumentali per danneggiare i colloqui. “Stiamo assistendo a molte fake news sulla presunta ‘aggressione’ pianificata della Russia contro l’Ucraina che viene spacciata”, ha replicato Dmitry Peskov in un’intervista esclusiva a Russia Today prima dei colloqui tra il presidente russo Vladimir Putin, e il presidente Usa, Joe Biden.
“Allo stesso tempo, non sentiamo una sola parola rivolta all’Ucraina, non un solo avvertimento rivolto a Kiev in modo che non pensino nemmeno a tentare di risolvere la situazione nel sud-est dell’Ucraina con la forza”, ha aggiunto Peskov.
Eppure l’editoriale del Wall Street Journal non sembra voler abbassare il tiro, al contrario si lamenta che: “Gli Stati Uniti stanno annunciando conseguenze terribili se la Russia invaderà, ma non hanno più venduto armi all’Ucraina e non hanno potuto ottenere molte azioni collettive alla riunione dei ministri della NATO della scorsa settimana”.
Ma le accuse alla cedevolezza del presidente Usa, nei paragrafi successivi, sono ancora più pesanti: “Biden è stato eletto promettendo di parlare duro contro Putin, a differenza di Trump, ma le sue azioni sono state più deboli. Ha ritirato le sanzioni degli Stati Uniti contro il gasdotto Nord Stream 2 dalla Russia all’Europa, anche se cerca ad ogni occasione di limitare la produzione di petrolio e gas degli Stati Uniti. L’aumento dei prezzi globali dell’energia rafforza Putin e l’Iran”.
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Anche sull’atteggiamento verso Iran e Cina il quotidiano dell’establishment statunitense non risparmia critiche a Biden: “La Cina sta comprando petrolio iraniano in violazione delle sanzioni statunitensi e anche qui gli Stati Uniti stanno facendo poco al riguardo. Il funzionario di Biden ha detto che ciò è stato gestito meglio diplomaticamente e che il presidente ha affrontato la questione direttamente con il presidente cinese Xi Jinping. Biden ha indebolito la campagna di massima pressione del signor Trump contro il programma nucleare dell’Iran e ha messo al suo posto solo suppliche diplomatiche”.
Secondo il Wall Street Journal “La stampa americana ha dimenticato l’Afghanistan, ma il resto del mondo no. È difficile distinguere tra causa ed effetto, ma sembra sempre più probabile che il catastrofico ritiro di Biden dall’Afghanistan abbia sollevato dubbi tra gli avversari sugli impegni degli Stati Uniti e sul giudizio del presidente. Ed essi mirano a trarne vantaggio”.
L’editoriale si conclude poi con toni drammatici: “Il mondo sta entrando in un periodo pericoloso. I falchi di Mosca, Teheran e Pechino metteranno alla prova Biden per espandere il loro potere e le loro sfere di influenza, e non è affatto chiaro se o come Biden risponderà”.
Insomma un editoriale al vetriolo del principale giornale economico statunitense contro l’amministrazione Usa, con esplicite accuse di essere troppo cedevole sui tre fronti principali che vedono gli Stati Uniti contrapporsi a Russia, Cina e Iran.
Forse un tentativo di condizionare Biden – e magari buttare alle ortiche ogni dialogo – alla vigilia dei colloqui con Putin previsti per oggi. Ma nelle stesse ore, come riferiamo in altra parte del giornale, a Wahington arriva il capo del Mossad israeliano e subito il ministro della Difesa di Tel Aviv.
Si, stiamo decisamente entrando in periodo pericoloso, anche se chi farà la prima mossa avventata sa bene che il prezzo da pagare sarà durissimo, ragione per cui si potrebbe preferire di continuare sul terreno delle “guerre ibride” piuttosto che su quello dello scontro diretto.
Tratto da: Contropiano.org