Green Pass obbligatorio dal 15 ottobre, la politica ragiona anche sullo scenario “drammatico”. Il dietro le quinte

Green Pass obbligatorio dal 15 ottobre, la politica ragiona anche sullo scenario “drammatico”. Il dietro le quinte

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Di Alberto Maggi

Green Pass, scenario “drammatico”. Supermercati vuoti, benzina razionata…

Come un fiume in piena quando la pioggia è torrenziale. Come una valanga, sempre più grande e devastante. Come una pallina che scivola su un piano inclinato. Le metafore sono moltissime per spiegare che cosa potrebbe accadere da venerdì 15 ottobre, giorno in cui entra in vigore l’obbligo del Green Pass per ogni lavoratore, sia del settore privato sia pubblico. A scatenare la rivolta sono stati i portuali di Trieste, ai quali il ministero dell’Interno ha risposto con una circolare consentendo l’ok ai tamponi gratis. Giudicato dai lavoratori del tutto insufficiente. E così la protesta si è rapidamente estesa a tutti i porti italiani, da Nord a Sud.

Poi è stata la volta degli autotrasportatori. “Se la macchina è fuori controllo non basta un genio come premier” con il rischio paralisi per i trasporti delle merci su strada e per tutta la logistica nazionale, non solo per i porti. Le associazioni dell’autotrasporto avvertono: il 30% degli autotrasportatori non è munito di Green Pass e ben l’80% degli autisti stranieri che portano le materie prime in Italia non è “vaccinato”. Quindi rischiano di bloccarsi i rifornimenti. “Il rischio che si blocchi tutto è oggettivo – spiega all’AGI, Ivano Russo, direttore generale di Confetra – noi abbiamo in Italia circa 900mila addetti tra autotrasportatori, corrieri e operatori di magazzino, abbiamo una media del 25-30% non munito di green pass. Il 30% circa degli autotrasportatori è senza il certificato verde. E’ chiaro che se sottrai un terzo di forza lavoro a un settore già in affanno, da un lato perché è in crescita, dall’altro perché mancano circa 5mila autisti, vai verso una decapitazione dell’attività di consegna”.

E non finisce qui. E’ allarme anche per il settore agricolo. L’obbligo del Green Pass scatta per circa 400 mila lavoratori che in questo momento sono impegnati nelle campagne dove tra l’altro è in pieno svolgimento la vendemmia, la raccolta delle mele ed è da poco iniziata quella delle olive. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti che stima intorno al 25% il numero di lavoratori agricoli italiani e stranieri che non hanno il pass per un totale di circa 100 mila, dopo la firma del presidente del Consiglio Draghi al Dpcm con le linee guida per i controlli. “Per non lasciare marcire le produzioni sugli alberi – afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – è importante intervenire per facilitare l’accesso al lavoro di quanti sono in regola”.

 

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Prandini sottolinea che “l’attività agricola è legata ai cicli stagionali delle coltivazioni e non può essere fermata” e osserva che “in primo luogo la semplificazione e la velocizzazione delle operazioni di controllo aiuta le aziende agricole che essendo all’aperto non possono contare sui tornelli per la verifica all’ingresso dei lavoratori”. Il presidente evidenzia che “in questo contesto è importante rendere disponibili alle aziende celermente i dati di chi è in regola” e aggiunge che “per garantire l’adeguata copertura degli organici necessari a salvare i raccolti è urgente introdurre strumenti flessibili, concordati con i sindacati, che consentano a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter collaborare temporaneamente alle attività nei campi”. Conclude che “c’è la necessità di prorogare i permessi di soggiorno ai lavoratori stagionali extracomunitari già presenti in Italia e di pubblicare il decreto flussi 2021”.

La situazione è davvero preoccupante e la tensione è davvero palpabile parlando con parlamentari di ogni colore politico. Tanto che nei Palazzi della politica si sta già ragionando su vari scenari per i prossimi giorni e per le prossime settimane, il peggiore dei quali prevede una situazione “drammatica” per il Paese con un durissimo colpo agli approvvigionamenti di ogni genere. Nelle ipotesi che si fanno in queste ore non si esclude il razionamento del carburante, con alcuni benzinai chiusi, e molti scaffali vuoti nei supermercati così come sui banchi dei mercati, in particolare per quanto riguarda frutta, verdura, carne, pesce, formaggi, salumi, uova, latte, vino eccetera. Insomma, i principali beni di prima necessità. Una situazione potenzialmente esplosiva che potrebbe alimentare la protesta sociale e alzare il livello di preoccupazione per l’ordine pubblico con possibili, nuovi, atti vandalici.

Tratto da: Affaritaliani

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