Nella giornata del 9 novembre ha avuto luogo il primo rimpasto del giovane governo Mishustin. Lungi dall’essere il segnale di fratture e/o malumori tra esecutivo e presidenza, un’analisi accurata dei nomi in uscita e in entrata è tutto quel che serve per catturare il reale movente alla base dell’evento: il consolidamento della tecnocrazia.
Chi entra e chi esce
Il rimpasto ha riguardato cinque ministeri-chiave e avviene a poco meno di dieci mesi dalla formazione del governo Mishustin, nato per riparare ai danni di Russia Unita e di Dmitrij Medvedev, colui che avrebbe dovuto essere il successore di Vladimir Putin. Le nomine sono state indicate dal presidente in persona in collaborazione con il primo ministro, il quale ha poi provveduto a inoltrarle e presentarle alla Duma per l’approvazione finale.
Aleksandr Novak, ministro dell’Energia dal 2012 e riconfermato lo scorso gennaio da Mishustin, ha ricevuto una promozione: diventerà vice-primo ministro. La prestigiosa e importante carica che per otto anni è stata detenuta da Novak verrà ricoperta da Nikolai Shulginov, il direttore generale di RusHydro, il gigante statale del settore idroelettrico.
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Il ministro delle costruzioni e dei lavori pubblici Vladimir Yakushev viene sostituito dal proprio vice, Irek Fayzullin, poiché selezionato per un nuovo incarico: plenipotenziario speciale della presidenza per il distretto federale degli Urali.
Il ministro per lo Sviluppo dell’Estremo Oriente e dell’Artico, Aleksandr Kozlov, viene rimpiazzato da Aleksei Chekunkov, direttore di lunga data del Fondo per lo Sviluppo dell’Estremo Oriente. La dipartita di Kozlov avviene per un motivo importante: subentrerà a Dmitrij Kobylkin nella guida del Ministero delle Risorse naturali e dell’Ambiente.
Infine, Vitaly Savelyev, l’attuale direttore generale della compagnia di bandiera nazionale Aeroflot, è stato scelto per dirigere il Ministero dei Trasporti, fino ad oggi guidato da Evgeny Dietrich.
I motivi del rimpasto
Le sostituzioni riguardano alcuni dei settori fondamentali per la crescita economica, ovvero il lavoro, l’energia, i trasporti e l’ambiente, e toccano direttamente due regioni sul cui adeguato sviluppo si gioca una parte consistente della corsa della Russia verso la primazia in Eurasia, ossia Artico ed Estremo Oriente.
Escono quei volti che non si sono dimostrati all’altezza delle aspettative, come Dietrich e Kobylkin, vengono promossi coloro che hanno dimostrato dedizione all’obiettivo e lungimiranza negli anni, come Novak, e subentrano personaggi come Chekunkov e Shulginov, uomini della stessa caratura di Mishustin: poco conosciuti al pubblico in quanto lontani dalla politica, ma noti e apprezzati nelle stanze dei bottoni per le loro qualità.
Il rimpasto non è una sconfitta né un segno di debolezza del governo Mishustin. Esso, infatti, nasce per la volontà di Putin di resettare il sistema, fino a ieri poggiante su Russia Unita, e si svilupperà verso una direzione sempre più tecnocratica qualora i risultati dovessero essere elevati. La selezione dei tecnici, del resto, sta avvenendo in maniera estremamente accurata: come dimostrano i casi di Mishustin, Chekunkov, Savelyev e Shulginov, si tratta di persone con alle spalle carriere di successo, storie di mobilità ascendente e assenza di scheletri nell’armadio.
Shulginov ha dedicato la sua intera esistenza all’energia. Classe 1951, si legge nella sua biografia che “ha lavorato nell’industria dell’energia elettrica dal 1975” ed è partito dal gradino più basso, ossia come ingegnere semplice, per poi giungere alla direzione di RusHydro nel 2015. Lo studente-ingegnere divenuto capo del gigante statale del settore idroelettrico: pochi saprebbero gestire il Ministero dell’Energia come Shulginov, una persona che conosce il settore nei minimi dettagli e che saprà utilizzare quel bagaglio di esperienza quarantennale sul campo per formulare piani d’azione sulla transizione verde, sulla diversificazione e sulla diplomazia energetica.
Savelyev è colui che ha riportato in vita, o meglio alla grandezza, Aeroflot nell’arco di un triennio; un onere-onore affidatogli da Putin in persona nel 2010. Entro il 2013 sarebbero state decuplicate le tratte, ridotte le uscite ed incrementate le entrate, sullo sfondo dei successi conseguiti a livello di immagine, come il contratto di sponsorizzazione siglato con la squadra di calcio inglese Manchester United, della quale Aeroflot è divenuta sponsor principale. Savelyev è la persona ideale per elaborare strategie di rinascita nel settore trasporti ed è altamente probabile che gli verranno affidate le missioni più ardue, come ad esempio lo sviluppo di collegamenti efficaci ed efficienti tra le due Russie, funzionali soprattutto alla costruzione di un settore turistico dagli introiti pluri-miliardari su base annua.
Infine vi è Chekunkov, che ricoprirà la carica di ministro per lo Sviluppo dell’Estremo Oriente e dell’Artico dopo essersi occupato, per anni, di attrarre investimenti nelle due regioni. Formatosi nell’ambiente dei grandi investimenti, Chekunkov ha alle spalle collaborazioni ed esperienze di successo e di spessore con privati nazionali e internazionali che lo hanno infine condotto sotto la luce dei riflettori del Cremlino. Dal 2014 è alla guida dello Fondo per lo Sviluppo dell’Estremo Oriente, ragion per cui è un profondo conoscitore dei punti di forza e di debolezza della regione.
Estremo Oriente, Artico, energia e trasporti; in queste aree si scriverà gran parte del destino della Russia nel nuovo secolo ed è per questo che il Cremlino sta avvalendosi dei servigi dei migliori esperti in circolazione: gli anni 2020 si prospettano estremamente caldi, caratterizzati dal ritorno di una competizione attiva e feroce tra grandi potenze, perciò non potranno essere commessi errori di alcun tipo nella gestione dei settori-chiave per la crescita e lo sviluppo.
Tratto da: InsideOver
Fonte foto: Bluewin