Di Rosito Cipolla
Scenario infernale nel Golfo del Messico, a Ovest della penisola dello Yucatan. Due giorni fa nel bel mezzo dell’oceano è comparso un enorme “occhio di fuoco”, a poca distanza dalla piattaforma petrolifera Ku Maloob Zaap. Le impressionanti foto dell’incendio, provocato dalla rottura improvvisa di un gasdotto sottomarino della compagnia statale Petroleos Mexicanos (nota anche come Pemex) e della conseguente fuga di gas, stanno facendo il giro del mondo. E sembrano tratte da un film post-apocalittico. Ci sono volute diverse ore e numerose imbarcazioni – dotate di cannoni che sparano acqua e azoto per – domare le fiamme. La compagnia Pemex ha fatto sapere che non ci sono stati feriti, ma è ancora presto per fare un bilancio sui danni ambientali provocati dall’incidente.
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Per precauzione le valvole del gasdotto sono state chiuse. La piattaforma petrolifera Ku-Maloob-Zaap è la più grande controllata da Pemex. Da qui arriva oltre il 40% dei circa 1,7 milioni di barili di greggio prodotto giornalmente.
“Il filmato spaventoso del Golfo del Messico mostra al mondo che le trivellazioni offshore sono sporche e pericolose” — ha commentato Miyoko Sakashita, direttrice del programma oceanico del Center for Biological Diversity. – Questi orribili incidenti continueranno a danneggiare il Golfo se non interrompiamo una volta per tutte le trivellazioni offshore”.
Adesso la società Pemex sta indagando sulle dinamiche dell’incidente avvenuto ieri, ma non è la prima volta che la compagnia viene coinvolta in gravi incidenti di questo tipo. Questo è soltanto l’ennesimo disastro che conferma quanto siano pericolose le trivellazioni in mare. Per quanto tempo ancora dobbiamo continuare ad abusare del Pianeta di cui siamo ospiti?
Fonte: Reuters/Twitter, GreenMe