Tagli e proteste al gruppo Gedi. Attenti a decantare il liberismo perché si finisce per diventarne vittima

Tagli e proteste al gruppo Gedi. Attenti a decantare il liberismo perché si finisce per diventarne vittima

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«Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare»Martin Niemöller (1892-1984)
di Michela Brunetti

Giornalisti e lavoratori del gruppo editoriale Gedi sono al terzo giorno di sciopero.

Gedi fagocitata dal gruppo Agnelli-Elkann sta per cedere a Leonardis le testate locali, Il Tirreno, la Gazzetta di Modena, la Gazzetta di Reggio e La Nuova Ferrara.
 
Secondo i documenti consultati dal Fatto.it, ci sarebbe una riduzione del costo del personale giornalistico di almeno 1,3 milioni solo nel 2021, a cui vanno aggiunti quasi mezzo milione di tagli per poligrafici e amministrativi. Aggiunge il Fatto che “è questo lo scenario a cui andrebbero incontro Il Tirreno, la Gazzetta di Modena, la Gazzetta di Reggio e La Nuova Ferrara, rami locali di cui l’ex gruppo Repubblica-L’Espresso vuole liberarsi, cedendoli alla neonata cordata di imprenditori guidata dall’abruzzese Alberto Leonardis.”
 
Insomma, un taglio drastico che coinvolge tutto il personale, che segue il nuovo piano industriale voluto con una velocità inconsueta dalla famiglia Elkann-Agnelli.
 
Naturalmente, la nostra redazione esprime la totale solidarietà ai giornalisti e a tutte le maestranze vittima di questo piano che di industriale ha ben poco. In primis, l’appropriazione del gruppo Gedi-Repubblica da parte degli Elkann, lo precisiamo con tutta la malignità possibile, se l’avesse fatta un altro si sarebbe gridato al conflitto di interesse, alla violazione delle libertà di stampa. Invece, tutto è passato sotto silenzio.

Quelli di cui sono vittima i lavoratori delle 4 testate Gedi non è altro che una delle tante speculazioni finanziarie che avvengono da parte dei grandi gruppi economici, né più né meno che operazioni di routine che avvengono nelle economie liberiste.  In fondo, cosa c’è di meglio che presentarsi in Borsa con una bella sforbiciata al personale?
 
Le prime vittime di queste tanto decantate mediaticamente operazioni finanziarie sono proprio i giornalisti
 
Quando un Marchionne comincia il suo piano di ristrutturazione con tagli ed esuberi alla Fiat, a Pomigliano e Termini Imerese, si serve dei media per attaccare i lavoratori come fannulloni  e legati a vecchi privilegi e quindi creare il consenso dell’opinione pubblica su tali operazioni.
 
Sono tante al giorno d’oggi le redazioni giornalistiche che vivono con la scure dei tagli al personale con tanti giornalisti e maestranze che rischiano il posto di lavoro. Noi ogni volta siamo solidali sempre con chi rischia di perdere il lavoro ma, vogliamo sempre ricordare a chi opera nell’informazione di imparare la lezione.
 
Denunciate il liberismo, le sue pratiche, questo sistema economico finché si è in tempo, perché altrimenti si finisce vittime di quello che si decanta come il miglior modello economico possibile che, di fatto, la realtà, la Storia lo dimostra provoca solo miseria se non morte e distruzione come si manifesta in altre parti del mondo.
 
Aspettiamo al varco tanti giornalisti, per un’occasione di riscatto, quando il Stellantis, il nuovo gruppo automobilistico nato dalla fusione della FCA degli Elkann con Renault, produrrà i primi esuberi.

Tratto da: L’Antidiplomatico

Italia