Standard&Poor ha aumentato le proprie stime sui prezzi del gas naturale a breve e medio termine
Di Stefano Porcari
Standard&Poor ha aumentato le proprie stime sui prezzi del gas naturale a breve e medio termine. “Abbiamo innalzato le nostre ipotesi sui prezzi del Title Transfer Facility (Ttf) per il 2023 e le nostre attese sui prezzi a lungo termine del 2024”, hanno infatti scritto gli analisti in un report ripreso da Milano Finanza.
“Prevediamo che i prezzi del gas naturale rimarranno elevati nei prossimi due anni poiché i paesi europei cercheranno di ridurre la dipendenza dal gas naturale russo e di aumentare l’approvvigionamento di gas naturale liquefatto (Gnl) dagli Stati Uniti. Inoltre, la riapertura delle economie a livello globale e la progressiva transizione verso fonti energetiche più rispettose del clima continueranno a sostenere l’aumento dei prezzi del gas“, è scritto nel report di S&P.
“In genere“, continua il report di S&P Global Ratings, “la domanda e i prezzi del gas naturale diminuiscono con l’arrivo delle stagioni calde. Tuttavia, nel Nord America i prezzi del gas continuano ad aumentare a causa di diversi fattori, i cui effetti perdureranno nel prossimo biennio.
Dopo due anni di pandemia l’economia del Nord America ha visto un forte rimbalzo e ciò, unitamente a una risposta insufficiente dell’offerta, ha contribuito a creare negli Usa livelli di scorte di gas naturale ai minimi da tre anni e corrispondenti a un valore inferiore del 25% rispetto alla media annua calcolata su cinque anni.
Allo stesso modo, lo stoccaggio di gas naturale del Canada è di circa 220 miliardi di piedi cubi (bcf), oltre 100 bcf in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, supportando l’attuale incremento dei prezzi“.
Le aziende e i sindacati tedeschi non vogliono l’embargo al gas russo
In una informativa alle Camere, il ministro della Transizione ecologica Cingolani ha affermato che l’Italia non potrà fare a meno delle forniture di gas dalla Russia almeno per tutto il 2022, salvo ricorrere a misure draconiane per la riduzione dei consumi per superare l’inverno.
“Se interrompessero ora il gas russo avremmo un serio problema con lo stoccaggio, un’interruzione immediata renderebbe critico superamento dell’inverno prossimo in assenza di rilevanti misure di contenimento della domanda, perché a inizio 2023 potrebbero mancare 10-15 miliardi di metri cubi su 76 miliardi di metri cubi totali“, ha spiegato.
“Un’interruzione a fine 2022 garantirebbe il riempimento degli stoccaggi, insieme al concorso di nuove forniture internazionali”. Allo stesso modo, è d’obbligo che il primo dei nuovi rigassificatori, galleggiante e temporanei, entri in funzione già dal 2023.
Sull’immediato grava però l’ipoteca di uno stop prematuro dell’import di gas russo derivante dall’imminente scadenza del prossimo pagamento dovuto da Eni alla russa Gazprom.
Questa scadenza sarà anche la prima a dover sottostare al sistema del doppio conto in euro e rubli. La mancata accettazione della nuova clausola, infatti, è già costata la chiusura delle forniture di gas a Polonia e Bulgaria.
L’Eni e il governo italiano sono in attesa una risposta dai legali dell’Unione europea, per capire se accettare le condizioni di Mosca implichi o meno una violazione delle sanzioni.
Tratto da: Contropiano.org