Di Fabrizio Verde
Sin dal suo insediamento a Palazzo Chigi è apparso ben chiaro che Mario Draghi sarebbe stato il Presidente del Consiglio più filo-atlantico della storia repubblicana. I fatti lo hanno poi confermato. Così come sembra traspare lampante dall’incontro Biden-Draghi di ieri nella giornata che precede l’apertura del vertice conclusivo del G20 di Roma.
“Stai facendo un lavoro straordinario – ha affermato Biden a Draghi secondo quanto riferisce palazzo Chigi – dobbiamo dimostrare che le democrazie possono funzionare e che possiamo produrre un nuovo modello economico. Tu lo stai facendo”.
Qual è questo fantomatico nuovo modello economico proposto da Draghi? A giudicare dalla volontà di aumentare l’età pensionabile, tagliare la sanità, rendere più facili i licenziamenti, cancellare o ridimensionare il reddito di cittadinanza, andare avanti con l’austerità e privatizzare quel che è rimasto in mano pubblica, la ricetta non sembra poi così tanto nuova. Si tratta della stessa criminale politica di neoliberismo selvaggio inaugurata nel Cile del generale fascista Augusto Pinochet dai cosiddetti Chicago Boys. Gli allora economisti rampanti che utilizzarono il paese sudamericano, divenuto un criminale regime fascista in seguito al golpe contro il socialista Allende, come cavia per applicare una teoria economica ottusa e criminale. Oltre che fallimentare, benché i propagandisti del mainstream cerchino di occultarlo.
Il Cile attuale è un paese al collasso, in subbuglio, scosso da proteste popolari che vanno avanti da oltre un anno perché le persone sono ridotte allo stremo. Un paese che ha sperimentato la cosiddetta crescita impoverente: ossia crescita dell’economia sostenuta, con indici di tutto rispetto, ma i cui lauti guadagni vanno tutti nelle tasche di grandi aziende e multinazionali. Una crescita che viene costruita a spese di lavoratori a basso costo, flessibili, addomesticati, privati di ogni diritto e capacità di reazione.
Questo è il modello di Draghi: il fascismo economico. Quello che gli autoproclamati antifascisti – magari europeisti e liberisti – fanno finta di non vedere. Oppure sostengono, magari non apertamente.
La soddisfazione di Biden dimostra quale è la missione affidata a Draghi, e come l’ex banchiere centrale stia compiendo appieno il mandato ricevuto da quei poteri che influenzano le politiche dei governi italiani e nei fatti hanno in mano le redini del paese.
Un paese che da una parte viene distratto con il pericolo neofascista, o con questioni come il ddl Zan, mentre resta sotto una ferrea occupazione militare da parte della Nato. Per questo i due leader hanno inoltre affermato “il loro incrollabile impegno nei confronti delle relazioni bilaterali e del legame transatlantico, anche attraverso la NATO”.
Biden e Draghi hanno infine affermato di lavorare affinché “le regole che governano l’economia del 21esimo secolo siano basate su valori democratici condivisi”. Quali siano questi valori lo abbiamo visto.
Tratto da: L’Antidiplomatico
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