Di Francesca Mancuso
Il fracking offshore è dannoso per l’ambiente marino e i suoi abitanti. Questa pratica si è rivelata pericolosa in particolare nel Golfo del Messico. Un recente studio, pubblicato dal Center for Biological Diversity ha rivelato che il fracking e altri metodi estremi di estrazione di petrolio e gas hanno riversato qualcosa come 300 milioni di litri di rifiuti nelle acque del Golf0 in 10 anni.
Sulla base di un’analisi dei registri federali ottenuta attraverso il Freedom of Information Act e sulla base di studi scientifici, il rapporto ha documentato più di 3.000 casi di fracking offshore, 700 casi di acidificazione di pozzi offshore e almeno 300 milioni di litri di rifiuti di fracking scaricati nel Golfo in un decennio, a partire dal 2010.
Le sostanze chimiche utilizzate nel fracking e nell’acidificazione offshore comportano rischi significativi per la salute sia umana che animale tra cui cancro, danni riproduttivi, neurotossicità e persino morte. Senza contare che il crescente ricorso al fracking potrebbe minacciare il turismo e l’industria della pesca, che rappresentano circa 2,85 milioni di posti di lavoro sulla costa del Golfo, o circa 10 volte il numero di posti di lavoro nell’industria dei combustibili fossili offshore della regione.
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ha dichiarato Miyoko Sakashita, direttore del programma oceani presso il Centro. A un decennio dal boom del fracking offshore, i funzionari non hanno ancora studiato adeguatamente i suoi impatti sulla salute pubblica. L’incapacità di frenare questa importante fonte di inquinamento è sorprendente e inaccettabile.
Il fracking, o fratturazione idraulica, è una tecnica invasiva che consiste nel far esplodere acqua e sostanze chimiche nel fondo marino per fratturare la roccia e consentire il rilascio di petrolio e gas. L’acidificazione consiste nell’iniettare acido fluoridrico o cloridrico per incidere percorsi nelle pareti rocciose e rilasciare i combustibili fossili.
Un rapporto dell’EPA ha scoperto che ogni fratturazione rilascia circa 21.480 galloni di rifiuti di fracking (quasi 100mila litri), tra cui biocidi, polimeri e solventi, nel Golfo del Messico.
Queste sostanze chimiche uccidono le specie acquatiche. In altri casi ne danneggiano la riproduzione e lo sviluppo. Ma si tratta di numeri sottostimati se si considera che circa il 76% delle sostanze chimiche utilizzate non sono state mai studiate per verificare il loro impatto sulla salute umana e sulla fauna selvatica.
Leggi qui il rapporto Toxic Waters: How Offshore Fracking Pollutes the Gulf of Mexico
Fonte di riferimento: Center for Biological Diversity , GreenMe
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