Di Sabrina Del Fico
Le foreste hanno finora rappresentato Il polmone verde del nostro pianeta, assorbendo l’anidride carbonica prodotta dall’uomo e fornendo ossigeno, vitale per piante e animali. Purtroppo però, qualcosa in questo meccanismo si è rotto e ora le foreste hanno iniziato a rilasciare nell’atmosfera CO2, contribuendo al riscaldamento globale.
La foresta Amazzonica ha per lungo tempo contribuito, con il suo ecosistema unico al mondo, a ridurre la presenza di CO2 nell’atmosfera del pianeta, ma un nuovo studio suggerisce che la crisi climatica sta intaccando anche la funzionalità del nostro ‘polmone verde’: infatti, la foresta amazzonica non solo non è più in grado di trattenere diossido di carbonio, ma ha addirittura iniziato a rilasciarlo nell’atmosfera, diventando anch’essa fonte di inquinamento dell’aria.
Secondo i ricercatori del National Institute for Space Research (INPE) in Brasile, la foresta amazzonica rilascia nell’atmosfera 0,3 milioni di tonnellate di anidride carbonica ogni anno – un dato allarmante. È in particolare la regione sudest dell’Amazzonia che in pochi anni è passata dall’essere un assorbitore di CO2 a un produttore: già nel 2010 (un anno particolarmente secco per l’area) si erano registrate alte emissioni di anidride carbonica, ma gli esperti speravano che dopo la siccità i valori potessero rientrare. Una speranza vana, perché la foresta ha continuato ad emettere anidride a causa dei numerosi incendi di cui è stata vittima.
Segui Vivere Informati anche su Facebook, Twitter e Instagram per rimanere sempre aggiornato sulle ultime notizie dall’Italia e dal mondo
In Amazzonia, gli alberi della foresta vengono spesso tagliati durante la stagione delle piogge e bruciati nella stagione secca per far posto alle coltivazioni o ai pascoli per il bestiame. Secondo lo studio, le emissioni derivanti dagli incendi sono tre volte superiori alla capacità di assorbimento di CO2 della foresta stessa: se non ci fossero gli incendi, dunque, l’Amazzonia potrebbe tornare ad essere un deposito per la CO2.
Incendi e deforestazione sono stati il filo conduttore della politica del premier brasiliano Jair Bolsonaro, che più di ogni altro presidente del passato si è mostrato insensibile alla questione ambientale e sordo alle preghiere di ambientalisti e di indigeni contro uno sfruttamento delle risorse tanto scellerato. Sotto la sua presidenza, il Brasile ha perso una media si 158 ettari di foresta all’ora (secondo i dati satellitari raccolti da MapBiomas) – un’area grande metà di Central Park a New York. Ma la colpa non è solo degli ultimi pochi anni. La deforestazione in Amazzonia va avanti da decenni, come pure gli incendi (aggravati ora dalla crisi climatica che causano un allungamento delle stagioni secche e periodi di estrema siccità sempre più frequenti).
Negli ultimi anni sempre più studi hanno dimostrato che la capacità della regione amazzonica di assorbire l’anidride carbonica presente nell’aria e trattenerla è andata diminuendo: un’osservazione durata 30 anni e conclusasi nel 2015 ha messo in evidenza come la capacità della foresta amazzonica di assorbire diossido di carbonio stia dimostrando un trend decrescente nel lungo periodo, sia a causa dei cambiamenti nel clima sia per la deforestazione dell’area. Un altro studio, invece, era volto ad attivare un campanello d’allarme di fronte alla tragica situazione dell’Amazzonia – devastata da deforestazione, crisi climatica e incendi che stanno progressivamente trasformando il polmone verde del Pianeta in una savana.
Fonte: Nature, GreenMe