Fiat: vittoria di Romiti negli anni 80 fu svolta negativa

Fiat: vittoria di Romiti negli anni 80 fu svolta negativa

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Pochi giorni fa all’età di 97 anni è morto Cesare Romiti, dirigente d’azienda italiano noto per il suo contributo al vertice della casa automobilistica italiana Fiat nel periodo tra gli anni ’70 e ’90.

A tal proposito Giorgio Cremaschi, già presidente del Comitato centrale della Fiom, e attualmente portavoce di Potere al Popolo scrive su twitter: ‘Riposi in pace Cesare Romiti. Ma se nell’ottobre 1980 avessimo vinto noi e non lui e Agnelli oggi l’ Italia sarebbe un paese migliore’.

In una recente intervista al Riformista Giorgio Cremaschi argomenta ampliamente il suo tweet. “Insieme a Romiti voglio ricordare le centinaia di lavoratori che purtroppo si sono suicidati durante gli anni ’80 per le discriminazioni e la cassa integrazione”. Non solo, Cremaschi aggiunge: “La nostra sconfitta e la vittoria di Romiti hanno rappresentato il punto di svolta affinché l’Italia divenisse quella che è oggi: un Paese liberista dove vige il dominio totale del mercato e delle imprese, dove il lavoratore è continuamente schiacciato in nome del profitto. Il successo di Romiti è stato un passaggio di restaurazione come quello della Thatcher in Gran Bretagna e di Reagan negli Usa” ha concluso.

Contesto storico

La sconfitta a cui Cremaschi fa riferimento e che lo vide direttamente partecipe avvenne 40 anni fa. Fu uno dei più duri conflitti del sindacato dei metalmeccanici alla Fiat di Mirafiori: la fabbrica e gli altri stabilimenti furono bloccati per 35 giorni. La Fiat non mollò ed il sindacato andò incontro ad una sconfitta “storica”: non seppe fronteggiare la “marcia di crumiri organizzata dal padrone” afferma Cremaschi. “Molti lavoratori si suicidarono”.

Romiti era conosciuto come “Il duro” per il suo rigido stile di gestione. Nella lunga carriera, ha guidato tra le latre cose la compagnia aerea di bandiera italiana Alitalia. Ma non soltanto, fu anche ai vertici della società statale operante del campo delle infrastrutture Italstat e il gigante dell’editoria RCS Quotidiani. Ma Romiti è ricordato soprattutto per i suoi 24 anni alla Fiat. Era alla guida dell’azienda in un periodo segnato dal terrorismo, dai problemi del mondo del lavoro e dalla redditività in calo.

Sempre nell’intervista citata in precedenza si fa riferimento anche a quegli anni segnati dal terrorismo. “Il terrorismo era un fenomeno su cui occorre ancora riflettere ma non c’entra nulla con lo scontro alla Fiat. Romiti voleva ripristinare il potere, il comando dell’azienda sui lavoratori, lo stesso che c’è oggi. Certo poi ci sono voluti 40 anni per arrivare allo schiavismo odierno ma tutto parte da lì. La svolta liberista sia nei gruppi dirigenti dei sindacati sia in quelli della sinistra ha avuto in lui un suo artefice. Prodi, D’Alema e compagnia sono discepoli e non nemici di Romiti. Negli Usa e in Gran Bretagna fu la destra classica a fare la restaurazione liberista. Da noi nacque anche all’interno di una parte della sinistra, invece, quella che veniva chiamata riformista o migliorista.”

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