L’Euro area ha un grade problema strutturale: dalla fine della grande crisi finanziaria e del debito non è riuscita a ricostruire un livello di investimenti comparabile con il periodo precedente. Questo è facilmente comprensibile leggendo questo grafico postato dall’economista Philipp Heimberger e che analizza l’andamento degli investimenti europei nel tempo:
Perfino il “Whatever it takes” e i tassi negativi, pur avendo aiutato, non sono stati sufficienti a riportare gli investimenti al livello precedente la crisi finanziaria. Evidentemente qualcosa non ha funzionato e non funziona ancora oggi. Inoltre questi investimenti sono stati in parte assorbiti dalle bolle immobiliari nordiche, tedesche e olandesi, quindi sono stati scarsamente produttive, rischiando di diventare dei “Cattivi investimenti” in un ambiente di interessi crescenti.
Ora l’aumento dei tassi di interesse inizia a pesare notevolmente sul costo del prestito dei principali paesi UE, come potete vedere dal successivo grafico:
Con questi costi finanziamento l’andamento degli investimenti fissi non potrà che ridursi, soprattutto nella locomotiva europea, la Germania, che è colpita in modo più sensibile proprio da questo fenomeno di costi crescenti. Questo sicuramente ridurrà la crescita dei prezzi immobiliari in Germania, ma, come potete vedere dal grafico di destra, renderà anche molto costoso il finanziamento per le aziende.
Alla fine l’Euro e la UE non si sono rivelate in grado di tutelare la crescita delle economie europee nel lungo periodo, soprattutto dopo uno shock finanziario, rivelando una debolezza concettuale e strutturale che ancora si fa fatica a superare.