«Non esiste progresso o crescita economica senza coesione sociale, se si lasciano indietro i poveri non c’è crescita». E’ una delle risposte che il primo ministro italiano ha fornito ai giornalisti nella conferenza stampa di fine anno. Una delle rare occasioni in cui Draghi, perché costretto, si concede a giornalisti tra l’altro reverenti e compiacenti.
In uno dei suoi ultimi passaggi, l’ex presidente della Bce ha addirittura ricordato “le lunghe file alla Caritas durante la prima fase della pandemia”, per poi ricordare come “priorità” del suo governo siano state “fin dall’inizio” quelle persone.
Mente e dimostra di non conoscere l’ultimo rapporto della Caritas (ottobre 2021) però Draghi. E vogliamo ricordargli alcuni passaggi dello stesso, che dimostrano quanto grave sia stato l’impatto di quest’ultimo governo per gli ultimi del nostro paese. Altro che “priorità”!
“Nel 2021 sale la quota di chi vive forme di povertà croniche (27,7%): più di una persona su quattro è accompagnata da lungo tempo e con regolarità dal circuito delle Caritas diocesane e parrocchiali. E preoccupa la situazione dei poveri “intermittenti” (19,2%)”. E ancora: “Con il covid aumentano i poveri che si devono affidare, spesso per la prima volta, all’aiuto della rete sociale della Chiesa.
State per essere economicamente bastonati, e non ve lo dice nessuno…
Secondo il rapporto annuale della Caritas sulla povertà, quindi, nei primi otto mesi del 2021 “è aumentato del 7,6% il numero di persone assistite dalla Caritas in Italia rispetto al 2020.”
I nuovi poveri rappresentano il 37% del totale. Tra gli italiani utenti dei centri Caritas l’incidenza dei percettori sale al 30,1%, scende invece al 9,1% tra gli assistiti stranieri. Nelle regioni del Mezzogiorno l’incidenza di chi percepisce la misura è molto più elevata (pari al 48,3%), rispetto alle regioni del Nord (23,4%) e del Centro (8,5%).
Questa è la fotografia di un’Italia che non ha voce e rappresentanza politica. Di un’Italia che deve subire anche l’umiliazione di essere citati come “priorità” da uno dei suoi principali carnefici.
Tratto da: L’Antidiplomatico
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