di Aaron Pettinari
La soddisfazione dei familiari vittime di mafia, di Morra e Ingroia
Sin dal primo momento in cui era emersa la notizia dell’allontanamento del magistrato Nino Di Matteo dal pool stragi si era creato un certo scalpore nel mondo dell’antimafia.
Nel silenzio dei grandi organi di informazione, come scritto dal nostro editorialista Saverio Lodato, la notizia di questo fine settimana di ottobre è che il Procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, ha deciso di revocare quel provvedimento proprio nel giorno in cui la settima commissione del Csm, titolare del controllo della legittimità dei provvedimenti interni agli uffici giudiziari, avrebbe dovuto esaminare questo ricorso.
Una decisione che nei fatti, quando Di Matteo avrà concluso l’incarico come Consigliere togato del Csm, permetterà al magistrato di tornare ad occuparsi di indagini di mafia e soprattutto riprendere quel lavoro fondamentale di coordinamento, ricerca ed analisi alla ricerca dei mandanti esterni delle stragi.
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Giustizia è fatta
Una notizia accolta con favore da Salvatore Borsellino, ma anche da tanti addetti ai lavori, a partire dal Presidente della Commissione Parlamentare antimafia Nicola Morra.
“Giustizia è fatta. Sebbene con ritardo – ha commentato – Si è riconosciuto come il Procuratore Di Matteo rappresenti un valore aggiunto per l’analisi e la prosecuzione di attività di indagine sulla stagione delle stragi e di questo non posso che essere soddisfatto, innanzitutto da cittadino e poi da Presidente della Commissione Antimafia”.
Soddisfazione che è stata espressa anche da diversi familiari vittime di mafia come Graziella Accetta, mamma del piccolo Claudio Domino, che su Facebook ha evidenziato come nessuno degli organi principali di informazione abbia dato la notizia (“Naturalmente nessuna tv di Stato ne parla. Il dottor Nino Di Matteo è stato reintegrato a pieno titolo nel gruppo di lavoro della Procura nazionale antimafia, denominato ‘mafia ed entità esterne nelle stragi e altri delitti. Bene, ogni tanto una buona notizia. Complimenti e buon lavoro al dottor Nino Di Matteo“), o ancora il professore Nando dalla Chiesa: “Questa decisione rende giustizia ed assicura al pool una persona come Di Matteo che ha lavorato con determinazione, ed in profondità, su aspetti importanti come le stragi. Credo che la decisione del Procuratore nazionale vada considerata come un gesto di saggezza che toglie quelle domande sul perché era stato escluso. Una figura come quella di Di Matteo è da salvaguardare e di fronte ad ogni obiezione folle si restituisce la totale affidabilità morale e professionale”.
L’ingiustizia palese
Sonia Alfano, figlia del giornalista Beppe ucciso l’8 gennaio 1993, non può fare a meno di evidenziare il ritardo con cui è stata presa la decisione: “Penso che sia arrivata troppo tardi, soprattutto per chi ha avuto fiducia e stima per Nino Di Matteo. Credo che quanto accaduto non lo abbia scalfito minimamente nella sua rettitudine, nell’onestà intellettuale e nella voglia di continuare a lavorare. Non si è abbattuto nonostante quella che al tempo appariva come una palese ingiustizia che francamente non mi sarei mai aspettata dal Procuratore nazionale antimafia. Una decisione presa in un momento in cui la fiducia nella magistratura rischiava di vacillare e con tutti gli scandali. Oggi, per fortuna, si è rimediato. La notizia del reintegro rimette in pace chi come me si ostina a crederci ancora. E’ la giusta notizia che fa guardare con fiducia allo sviluppo di certe indagini”.
Dello stesso avviso anche Brizio Montinaro, fratello di Antonio, uno degli agenti della scorta che fu assassinato nella strage di Capaci del 23 marzo 1992: “‘Ciò che appare esiste’… purtroppo spesso siamo ciò che ‘appare’ di noi! La comunicazione che connota il nostro tempo è un po’ come il concetto della storia scritta dai vincitori, bisogna poi fare lunghi e faticosi approfondimenti per cercare di disvelare le verità più profonde.
Cosa è avvenuto negli ultimi giorni nei confronti di Nino Di Matteo è solo la reiterazione metodica dell’occultamento, del glissare, del ‘non trattare’ l’argomento”. E poi ancora ha aggiunto: “Nino Di Matteo aveva deciso, tempo addietro sui media nella trasmissione Atlantide, di dare voce alla verità dei fatti e tutto ciò aveva determinato Federico Cafiero de Raho, Procuratore Nazionale Antimafia, ad estromettere il magistrato Di Matteo dal ruolo di Sostituto Procuratore nazionale antimafia quindi dal pool che indaga sulle ‘entità esterne nei delitti eccellenti di mafia’. Al di là dei tecnicismi formali non sarebbe stato più saggio evitare l’estromissione eclatante e poi il sussurrato reintegro? Quanto dovremo attendere per scrollarci di dosso quel ‘puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità e, quindi, della complicità’ che con determinazione affermava Paolo Borsellino?”. Anche Luana Ilardo, figlia del confidente Luigi Ilardo, ha voluto lasciare un commento partendo proprio dalle parole espresse da Salvatore Borsellino: “Esprimo la mia più totale vicinanza ad ogni singola parola letta di Salvatore. Vogliamo le spiegazioni di quest’ennesima contraddizione tutta Italiana. Esprimo come sempre la mia massima solidarietà al Dott. Di Matteo, per l’ennesimo sgambetto ricevuto. La verità è che basta fare bene e onestamente qualcosa per/in questa Nazione per essere allontanati e diventare bersaglio sensibile dei poteri forti e di chi la verità la vuole solo continuare a nascondere”.
Una considerazione a cui si aggiunge quella di Luciano Traina, fratello di Claudio, ucciso il 19 luglio 1992. “Sono entusiasta, contento, che il Dr. Di Matteo sia reintegrato nel gruppo di lavoro sulle stragi – ha commentato augurando un buon lavoro al magistrato in attesa che concluda il proprio mandato al Csm – Io, noi familiari delle vittime di mafia ne siamo grati, con la speranza, ma anche con molta fiducia, come sempre, che possa terminare a buon fine ciò che aveva iniziato. Già avere sfondato quel muro Stato-mafia è stato un successo, ma definire l’opera sarà un riscatto per tutti noi. Per noi familiari nel sangue, per gli italiani onesti nel decoro”.
Decisione tardiva
Infine sono le parole di Antonio Ingroia, ex magistrato ed oggi avvocato, ad offrire la sintesi degli stati d’animo: “La revoca del provvedimento è allo stesso tempo una buona e una cattiva notizia. Buona per il fatto in sé. Perché da un lato, e questa è la buona notizia, si riconosce la legittimità della posizione di Nino Di Matteo, e sostanzialmente l’errore in cui era incorso il Procuratore nazionale antimafia. Al contempo va dato atto allo stesso Procuratore nazionale di aver saputo fare marcia indietro. Poi c’è la cattiva per cui la decisione arriva in maniera tardiva. Oggi Di Matteo svolge un ruolo importante dentro al Csm. Probabilmente, però, se non ci fosse stato quel provvedimento, da considerarsi sbagliato a maggior ragione alla luce della revoca, avremmo avuto un Nino Di Matteo dentro al pool stragi. Ovvero l’uomo giusto al posto giusto. Per questo si conferma quantomeno quella tardività degli interventi istituzionali in materia. Se ci fosse stata una revoca immediata o un’immediata decisione del Csm già al tempo, non ci troveremmo di fronte ad un provvedimento tardivo. Dunque è un misto tra amarezza e soddisfazione”.
Tratto da: Antimafiaduemila