Di Angelo Brunetti
Partiamo da questo fatto. La Danimarca, lo scorso anno, ha iniziato a ritirare i permessi di soggiorno ad alcuni rifugiati siriani originari della provincia di Damasco, poiché le autorità per l’immigrazione del paese scandinavo hanno ritenuto che parti del paese arabo dilaniato dalla guerra fossero sicure per il loro ritorno.
Per risolvere il problema dei rifugiati in Danimarca, Mads Fuglede responsabile del partito di ispirazione liberale, Venstre, ha proposto, non lo avesse mai fatto, di instaurare un dialogo con il governo siriano presieduto da Bashar al Assad, secondo quanto riferito dal quotidiano locale Jyllands-Posten.
“Prevedo un accordo quadro per il rimpatrio delle persone e alcune garanzie che possano tornare senza subire persecuzioni”, ha spiegato Fuglede. “Se la Danimarca non pensa che si possa fare, dovremmo spingere per il dialogo con il governo di Assad a livello UE”, ha aggiunto.
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Una soluzione che si potrebbe definire di buon senso, tra l’altro, da come si può dedurre, l’esponente del Venstre non ha alcuna simpatia per Assad e il governo siriano.
La proposta ha suscitato critiche sia dal suo partito che da altre forze politiche danesi, corredate dalle classiche accuse contro Assad, dipinto alla stessa maniera di Hitler.
Il “povero” Fuglede ha cercato, tuttavia, di difendersi con un post sul suo profilo Facebook.
“Per mantenere le cose chiare, Venstre non vuole né riconoscere né dare il bollino blu al regime di Assad”, ha scritto, definendolo un “dittatore criminale”, che è più coerente con la retorica politica della Danimarca sulla Siria. “Tuttavia, dovremmo discutere cosa fare con tutti i rifugiati siriani in Europa poiché la Siria è diventata più sicura nei dintorni di Damasco e come possono tornare in sicurezza nel loro paese”, ha continuato.
Fin qui tutto normale. Se non fosse per il fatto che c’è stata una risposta che spiega bene perché la Danimarca, l’Europa, l’Occidente tutto continui ad ostacolare qualsiasi iniziativa che potrebbe riportare davvero la pace in Siria.
A dirlo a chiare lettere ci ha pensato il responsabile per l’immigrazione del partito social democratico danese, Rasmus Stoklund, il quale ha ricordato che accettare la proposta di Fuglede “manderebbe il segnale completamente sbagliato che consideriamo Assad il vincitore in Siria.”
Queste sono parole di tutto l’Occidente e chiariscono perché ancora impone sanzioni alla Siria mettendo in ginocchio il popolo siriano impedendo la ricostruzione del paese arabo dopo 10 anni di guerra di aggressione.
Soprattutto, giustificano le basi di questa aggressione: la propaganda e le bugie che ancora i media mainstream diffondono a gran voce sui crimini del “dittatore” Assad.
Non si dialoga con la Siria, non si deve riconoscere Assad, come interlocutore legittimo dei siriani. L’Occidente non può dare segnali di cedimento e capitolare, anche se il costo sono migliaia di vite umane.
Tratto da: L’Antidiplomatico
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