La sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura, presieduta dal laico M5S Filippo Donati, ha deciso la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio degli ex consiglieri del Csm Luigi Spina, Corrado Cartoni, Antonio Lepre, Gianluigi Morlini e Paolo Criscuoli, che il 9 maggio del 2019 parteciparono all’incontro all’hotel Champagne di Roma con Luca Palamara, l’ex pm al centro dell’inchiesta sullo scandalo nomine.
La gravità della sospensione è seconda solo alla rimozione dall’ordine giudiziario, che è stata inflitta quasi un anno fa a Palamara. Cartoni e Criscuoli sono stati sospesi per 9 mesi, mentre Lepre, Morlini e Spina hanno ricevuto una sospensione di un anno e 6 mesi. La sanzione chiesta era la sospensione di due anni per Spina, Morlini e Lepre, un anno invece per Cartoni e Criscuoli. Quella notte assieme ai magistrati c’erano anche i deputati Cosimo Ferri (magistrato in aspettativa) e Luca Lotti, entrambi appartenenti al PD ma successivamente Ferri seguirà Matteo Renzi in Italia viva. Lotti, invece, era imputato nell’inchiesta Consip a Roma.
Quell’incontro all’hotel Champagne era stato registrato dal trojan installato sul cellulare di Palamara, sotto inchiesta dalla procura di Perugia. Gli investigatori hanno potuto scoprire infatti che cinque consiglieri del Csm stavano discutendo con Lotti, Ferri e Palamara delle nomine ai vertici di alcune importanti procure italiane, innanzitutto quella di Roma, la stessa che in quel momento aveva chiesto il processo per Lotti.
Le accuse mosse ai 5 ex consiglieri
L’accusa mossa a carico dei consiglieri era di aver “pianificato” la nomina del Procuratore di Roma, con soggetti “completamente estranei alle funzioni e alle attività consiliari” e che peraltro avevano un “diretto interesse personale” a quella scelta. Gli estranei erano Palamara e i parlamentari Lotti e Ferri ed erano i primi due, nella ricostruzione dell’accusa, ad avere un interesse diretto alla nomina: Lotti perché era imputato nel processo Consip e Palamara perché era indagato nell’inchiesta, poi finita a Perugia, sui suoi rapporti con l’imprenditore e lobbista Fabrizio Centofanti, che ha portato al suo rinvio a giudizio per corruzione.
Secondo l’accusa tutti e due volevano per questo un procuratore che assicurasse “discontinuità” con la gestione di Giuseppe Pignatone e che alla fine fu individuato in Marcello Viola, procuratore generale di Firenze. Le posizioni degli ex togati per la procura generale della Cassazione non sono però tutte uguali. L’avvocato generale Pietro Gaeta e il sostituto pg Simone Perelli hanno chiesto al Csm di essere più severo con Spina, Morlini e Lepri. Il primo perché rappresentava la “longa manus” dei desiderata di Palamara al Csm. Gli altri due per i ruoli che ricoprivano all’interno del Csm, che “rendono ancora più drammaticamente grave la gestione parallela delle nomine all’hotel Champagne”: Morlini era il presidente della Commissione Direttivi che doveva pronunciarsi sulla nomina del procuratore di Roma, mentre Lepre era il relatore di quella pratica.
Da questo punto di vista è meno grave la posizione di Cartoni e Criscuoli per i quali è stata chiesta la sospensione per un anno. Dopo lo “scandalo” dell’hotel Champagne è stato scelto come procuratore di Roma Michele Prestipino, ma il Consiglio di Stato a maggio ha dato ragione a Viola che venne “immotivatamente” escluso dalla rosa dei candidati. E ora i giudici di Palazzo Spada hanno respinto l’istanza con cui Prestipino chiedeva di sospendere quella sentenza.
La difesa e le dichiarazioni di Lepre
Durante le arringhe i difensori hanno chiesto il proscioglimento e per alcuni, in subordine, la sanzione più lieve della censura. Per fare chiarezza, Cartoni, Lepre, Criscuoli e Morlini non sono indagati. Infatti, dopo essersi autosospesi dal Consiglio, hanno scelto di dimettersi. Una decisione presa quasi subito da Spina, che invece era coinvolto dall’inchiesta su Palamara. Nel corso dell’udienza di ieri mattina Lepre è intervenuto per rendere dichiarazioni spontanee. L’ex consigliere ha parlato di una “vicenda dolorosa che rappresenta un travaglio e una sofferenza devastanti” e ha ricordato di non essere stato a conoscenza della riunione, “di non conoscerne oggetto e partecipanti” ma di essere stato “colto alla sprovvista” rientrando dopo cena con la moglie in albergo, lo stesso che ospitava l’incontro, e vedendo i colleghi in una saletta attigua alla hall, “di non essere stato invitato, di essere rimasto il tempo necessario per non apparire scortese e di essere andato via per primo”. Quanto ai candidati per la procura di Roma, riferendosi al sostegno al pg di Firenze Marcello Viola di cui si era discusso quella sera, “personalmente, in virtù degli oggettivi e robusti titoli di Viola, confidavo in quell’ampia maggioranza che effettivamente si concretizzò poi in commissione”, ha detto.
Tratto da: Antimafiaduemila
Foto © Imagoeconomica
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