Con quella cifra (1,3 miliardi di euro) il governo potrebbe allestire subito 1300 posti letto di terapia intensiva. Intervista a Gino Strada: “Oggi tutti a piangere, ma nessuno si chiede chi ha smantellato la sanità pubblica del nostro Paese?”
“È un tabù. In Italia si può parlare di tutto, ma non di spese militari. Anche adesso, mentre negli ospedali mancano i letti di terapia intensiva noi facciamo affari con le armi. È vergognoso”. Gino Strada le armi le conosce bene, suo malgrado. Come il bisturi e le corsie di ospedale. Lui e lo staff di Emergency girano il mondo per riparare i danni che quelle armi procurano all’uomo. E allora proprio non comprende perché un Paese come il nostro debba continuare ad investire su strumenti di morte, quando il sistema sanitario nazionale versa in una situazione comatosa, per colpa dei tagli indiscriminati perpetrati negli ultimi anni. “Oggi tutti a lodare i medici e gli infermieri – incalza il fondatore dell’organizzazione umanitaria – ma invece di utilizzare le risorse per garantirgli sicurezza e strumenti di lavoro efficaci, il nostro governo pensa ad altro”. Strada si riferisce alla commessa, confermata due giorni fa dall’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono e resa pubblica dalla Rete italiana per il disarmo, della Marina Militare per l’acquisto di due nuovi sommergibili U-212 dal costo complessivo di 1,3 miliardi di euro. Sì, avete capito bene: milletrecento milioni.
Strada, con quella cifra si potrebbero allestire subito 1310 posti letto di terapia intensiva nella lotta contro il coronavirus. Ma come è possibile?
È sconcertante. La ritengo una scelta irresponsabile da parte di uno Stato che invece di dare risposte alle persone che fanno fatica perfino a mangiare, spende miliardi per comprare due inutili sottomarini e mantenere il programma d’acquisto degli F35. La vera sicurezza per i cittadini è la salute non la difesa armata. Non è però una novità. Tutti i governi hanno anteposto la spesa militare a quella sociale. Se mi domanda il motivo non le so rispondere, ma è un dato di fatto: le risorse destinate all’acquisto di armamenti continuano ad aumentare mentre quelle in welfare, istruzione e sanità continuano a diminuire. È un paradosso imbarazzante.
Di Stefano Milani
Tratto da: Rassegna.it