di Kartana
Ho, come al solito, dato un’occhiata ai giornali italiani sul tema dell’ Assemblea del Popolo che si sta svolgendo a Pechino.
Toni allarmistici e catastrofisti.
Unica eccezione, come al solito è Milano Finanza, il cui editore ha una partnership con Xinhua, l’agenzia di stampa cinese, e quindi ha fonti di prima mano.
Ebbene, in un articolo dal titolo “La road map del governo di Pechino per la riprese”, Milano Finanza informa che ieri il Premier Li Kequinag ha parlato di politiche fiscali e monetarie espansive.
In particolare, Milano Finanza pone l’accento su una forte spesa sanitaria.
People’s Daily ieri parlava di centralizzazione della sanità in accordo con le province.
In più il governo destinava fondi per l’aumento delle pensioni a 300 milioni di pensionati rurali e residenti.
Ancora, forti spese per contrastare la disoccupazione con la ratio deficit/Pil che viene portata dal 2,8 al 3,6%. Insomma, salario sociale globale di classe. Inoltre 534 miliardi di dollari di taglio tasse a micro, piccole e medie imprese, le quali non dovranno pagare i prestiti e i relativi interessi fino a marzo 2021.
Le banche commerciali (in Cina è in vigore la Glass Steagall Act, vale a dire la separazione tra banche commerciali e banche di investimento per non fare aumentare la speculazione finanziaria) aumenteranno quest’anno i prestiti alle imprese del 40%.
Quanto al calo dell’export dato dal crollo del commercio estero, da notizie dal sito di Milano Finanza delle scorse settimane veniamo a sapere che le Commissioni interne del PCC all’interno delle aziende e le province, i governi locali, stanno spingendo le aziende cinesi a comprare prodotti da aziende cinesi dedite all’export e le vendite ad aprile sono aumentate del 17%. Oggi su Milano Finanza, in un’editoriale di Guido Salerno Aletta che invito a leggere, l’autore ipotizza che la Cina nei prossimi anni, per parare la crisi mondiale, potrebbe seguire il modello francese, vale a dire la riduzione dell’orario di lavoro.
Ebbene da Milano Finanza di oggi sappiamo che la digitalizzazione ormai copre in Cina il 51,3% del Pil e aumenterà ancor di più, quindi la produttività è aumentata lasciando spazio a riduzioni dell’orario di lavoro. Attualmente per legge l’orario di lavoro settimanale è di 40 ore e sono permesse nel mese 36 ore di straordinario.
Fonte: L’Antidiplomatico
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