Gratteri a Tg2 Post: ”Mafie ancora più forti quando ci sono grandi calamità”

Gratteri a Tg2 Post: ”Mafie ancora più forti quando ci sono grandi calamità”

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Il commento dell’operazione “Farma Business”: “Questo è solo un filone, una piccola parte di tante altre indagini che si sono sviluppate e concretizzate”

“Finora la storia ci ha spiegato che le mafie sono presenti dove c’è da gestire denaro e potere e sono molto più forti quando ci sono grandi calamità, penso ai terremoti o alla pandemia. Purtroppo lo Stato, inteso in senso lato, per muoversi ha bisogno di rispettare molti passaggi burocratici, le mafie no, la ‘Ndrangheta no, è presente sul territorio, dalle piccole cose, dalle buste della spesa, dalle cento euro che danno a poveri disgraziati che vivono da generazioni in nero, all’acquisto di alberghi, ristoranti e pizzerie che da qui a poco cominceranno a svendere i commercianti che non riusciranno a riaprire le attività”. E’ quanto ha detto il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, ospite ieri sera di Tg2 Post su Rai2, insieme al giornalista Francesco Vitale (Tg2), condotto da Manuela Moreno. Ieri mattina, proprio la procura di Catanzaro, ha condotto un’operazione che ha portato all’arresto, tra gli altri, del presidente del consiglio regionale, Domenico Tallini, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico-mafioso. “Siamo partiti da un’indagine fatta sulla famiglia Grande Aracri, era stata installata una microspia in una cantina dove Grande Aracri riceveva i suoi ospiti”, ha detto il magistrato, parlando dell’operazione denominata “Farma Business”, e poi ha precisato: “Questo è solo un filone, una piccola parte di tante altre indagini che si sono sviluppate e concretizzate”. “‘Ndrangheta – ha spiegato – vuol dire un’organizzazione che controlla il respiro e il battito cardiaco di un territorio, fa le scelte economiche e mina in modo radicale la libertà e la democrazia”.


Un commissario per la sanità calabrese


Nel corso della trasmissione, Gratteri ha anche parlato della nomina del commissionario della sanità calabrese: “Penso ai tanti emigranti, a quelli che sono andati fuori dalla Calabria per necessità o per non essersi piegati a una loggia massonica deviata o alla ‘Ndrangheta. Queste persone che si sono insediate da Roma in su, anche all’estero, oggi sono professori universitari, luminari, manager di multinazionali. Penso ai figli di nessuno che sono andati fuori, si sono affermati e sono dominanti, sono leader”. “La Calabria non è l’Afghanistan al tempo di guerra”, ha aggiunto in risposta a chi gli chiedeva la nomina di Gino Strada a commissario. “Il problema – ha continuato – non è il pronto soccorso, non è l’emergenza. Il Covid per la sanità in Calabria è uno dei problemi”.
In conclusione, il procuratore capo di Catanzaro ha precisato che il commissario “si deve interessare di questa voragine, di questo pozzo senza fondo. Il commissario dispone e il l soggetto attuatore sarebbe l’Asp sciolta per mafia dove all’interno ci sono gli stessi quadri che c’erano tre anni fa. Se i funzionari, gli impiegati e i dirigenti sono gli stessi di tre anni fa, a che serve il commissario? Penso – ha concluso – che il senso di un commissario sia quello che le Asp non devono toccare palla. I concorsi devono essere fatti alla fiera di Roma con commissari che hanno un cognome tedesco, che sono di Pordenone, che conoscono la Calabria dalla carta geografica”.

Tratto da: Antimafiaduemila

Italia