Di Giorgio Bianchi
C’è chi per anni ha fatto informazione sul serio disvelando alcune delle trame occulte dell’imperialismo; oggi si sta spengendo lentamente in un carcere di massima sicurezza in Inghilterra.
Poi ci sono quelli che per decenni hanno utilizzato il materiale prodotto da Wikilieaks e oggi non spendono una parola in difesa di quell’uomo che rischia la propria vita in un processo farsa da fantascienza distopica.
La notizia riportata di seguito in un mondo normale sarebbe una bomba: un ente internazionale, premio Nobel per la pace, che lavora a stretto contatto delle Nazioni Unite, ha falsificato le conclusioni delle peoprie indagini per gettare un’ombra sulla figura del presidente Assad.
Le domande che un’informazione degna di questo nome si dovrebbe porre sono le seguenti:
- Se non è stato il presidente Assad, chi ha ucciso quelle 100 persone e ferito le altre 1000.
Dal 2012 quel territorio era sotto il controllo di Al Nusra, dell’Esercito dell’islam e di Ahrar Al Sham. - Se si è mentito una volta e in maniera così grave e marchiana, eiste la possibilità che si sia mentito anche durante gli altri otto anni di guerra?
- Che ruolo hanno avuto i Caschi Bianchi osannati nell’occidente in questa sporca guerra?
Nel caso in questione abbiamo visto foto di persone intossicate e di uomini appartenenti ai Caschi Bianchi che gettavano acqua sui feriti, tra cui molti bambini.
Se questa associazione (il cui fondatore, un’ “ex” spia britannica, è volato pochi giorni fa dal balcone della sua residenza ad Istambul) si è prestata una volta per questa messa in scena, non è possibile che lo abbia fatto altre volte? - Come è stato possibile in otto anni di querra, riportare solo informazioni provenienti da fonte jihadista?
- Che credibilità può avere un’informazione che non verifica le fonti e fa propaganda di guerra?
Non è bastato il caso iracheno per indurre la stampa, l’opinione pubblica e i capi di stato ad una maggiore cautela ? - Che ruolo hanno veramente personaggi come Saviano, che si sono fatti promotori di una campagna propagandistica ridicola e pericolosa ai danni del legittimo governo siriano?
- Perchè nessun giornalista si è recato da Saviano per chiedergli conto dell’errore grossolano compiuto?
- Questi personaggi si rendono conto delle ripercussioni delle loro azioni sulle popolazioni civili?
La mia domanda è la seguente: di quante prove abbiamo anora bisogno per mettere in stato d’accusa il mondo dell’informazione maistream e più in generale l’industria culturale del nostro paese?
In compenso abbiamo le “sardine” che impazzano su tutti i media di regime a tutte le ore del giorno e della sera.
L’ennesimo wrestler mascherato, arruolato per far finta di combattere sul ring della politica spettacolo italiana.
Buon divertimento.
Wikileaks, la verità sull’attacco chimico a Douma in Siria.
Un anno e mezzo fa, il presunto attacco chimico a Douma, in Siria, il 7 aprile del 2018, scatenò una profonda reazione internazionale e si dette la colpa al presidente Bashar al-Assad. Ora, però, la verità potrebbe essere riscritta. Una mail interna all’Opac, ottenuta da WikiLeaks, lascia affiorare le perplessità di un ispettore dell’Organizzazione che nel 2018 partecipò all’indagine.
E’ un episodio che poteva far sprofondare il mondo in una nuova guerra in stile Iraq, innescata dalle inesistenti armi di distruzione di massa di Saddam. Un anno e mezzo fa, il presunto attacco chimico a Douma, in Siria, il 7 aprile del 2018, scatenò una profonda reazione internazionale, con le foto dei bambini rilanciate da tutti i media del mondo, tanto che appena una settimana dopo Stati Uniti, Francia e Inghilterra lanciarono una serie di bombardamenti contro la Siria di Bashar al-Assad. Da subito, infatti, si dette la colpa al regime di Assad, senza neanche aspettare l’indagine scientifica dell’Opac, l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, l’organismo tecnico internazionale che vigila sul rispetto della Convenzione sulle armi chimiche. Ora, però, la verità su Douma potrebbe essere riscritta. Una mail interna all’Opac, ottenuta da WikiLeaks e condivisa con il nostro giornale, lascia affiorare le perplessità di un ispettore dell’Organizzazione che nel 2018 partecipò all’indagine.
Già un mese fa, Repubblica aveva raccontato dell’esistenza di un whistleblower – la cui identità non è nota al nostro giornale – che accusa l’Opac di aver manipolato il rapporto tecnico su Douma. Repubblica aveva prontamente contattato l’Organizzazione, chiedendo chiarimenti sulle gravi accuse lanciate dal whistleblower. Dopo quasi un mese di silenzio, l’Opac ci ha risposto due giorni fa, confermando di attenersi alle sue conclusioni: “ci sono motivi fondati di credere che l’uso di un’arma chimica è avvenuto a Douma il 7 aprile del 2018” e “l’elemento tossico era probabilmente cloro molecolare”. La nuova email appena rivelata da WikiLeaks, però, potrebbe riaprire il caso, innescando un dibattito alla luce del sole, in una vicenda tanto complessa e oscura.
Il documento è datato 22 giugno 2018, in quei giorni tutto il mondo aspettava le conclusioni degli ispettori dell’Opac inviati a Douma, ma il rapporto finale fu pubblicato con un enorme ritardo, quasi un anno dopo: solo nel marzo 2019. Oggi, questa email lascia affiorare le perplessità che in quei mesi circolavano tra le fila dei tecnici. A scrivere è il whistleblower che si rivolge al diplomatico inglese Robert Fairweather, capo di gabinetto dell’allora direttore generale dell’Opac, il diplomatico turco Ahmet Uzumcu. “Gentile Rob”, recita il testo, “come membro del team della missione di Fact-finding che ha condotto l’inchiesta sul presunto attacco a Douma, il 7 aprile, desidero esprimere la mia più grave preoccupazione per la versione redatta del rapporto della missione di Fact-finding”.
Il whistleblower non fa nomi, ma attribuisce responsabilità ai livelli più alti dell’Organizzazione: l’ufficio del Direttore generale. E continua: “Dopo aver letto questo rapporto modificato, che tra l’altro nessun altro membro del team inviato a Douma ha avuto l’opportunità di fare, io sono rimasto colpito da quanto rappresenta i fatti in modo errato”. L’email non contiene alcuna valutazione politica: riporta esclusivamente considerazioni tecniche. Per esempio, contesta il fatto che a Douma gli ispettori abbiano appurato la presenza di alti livelli di “derivati organici contenenti cloro […] rilevati nei campioni ambientali” e scrive che essi erano “nella maggior parte dei casi, presenti solo in parti per miliardo, un livello così basso di 1-2 parti per miliardo, che essenzialmente significa tracce”.
Il tecnico contesta anche che, mentre il report originale degli ispettori discuteva in dettaglio le contraddizioni tra i sintomi accusati dalle presunte vittime e quelli riportati dai testimoni e visti nei video che circolavano, queste considerazioni sono state omesse nel rapporto redatto e sottolinea che “queste incongruenze erano state notate non solo dal team della Fact-finding mission, ma erano state fortemente confermate da tre tossicologi con una competenza specifica in materia di esposizione alle armi chimiche”. Infine, l’ex ispettore contesta l’affermazione che il gas tossico fosse fuoriuscito da due cilindri metallici gialli, le cui foto fecero il giro del mondo. Lunedì l’Opac terrà la conferenza di tutti i suoi Paesi membri a L’Aia: l’Organizzazione premio Nobel per la Pace 2013 farà chiarezza sulle gravi accuse del whistleblower, dopo questa email?
Grazie a Jorge Orezzi per la segnalazione.
Fonte foto: Giornale l’Ora