Perché la CIA ha tentato una ‘rivolta stile Maidan’ in Brasile

Perché la CIA ha tentato una ‘rivolta stile Maidan’ in Brasile

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Tempo di lettura: 6 min

Il colpo di Stato fallito in Brasile è l’ultima acrobazia della CIA, proprio mentre il paese sudamericano sta forgiando legami più forti con l’Oriente

di Pepe Escobar.

Un ex funzionario dell’intelligence degli Stati Uniti ha confermato che l’incasinatissimo remix di Maidan messo in scena a Brasilia l’8 gennaio è stata un’operazione della CIA e l’ha collegato ai recenti tentativi di rivoluzione colorata in Iran.

Domenica, i presunti sostenitori dell’ex presidente di destra Jair Bolsonaro hanno preso d’assalto il Congresso del Brasile, la Corte Suprema e il Palazzo presidenziale, bypassando fragili barricate di sicurezza, arrampicandosi sui tetti, distruggendo le finestre, distruggendo proprietà pubbliche, compresi i dipinti preziosi, mentre chiedevano un colpo di stato militare come parte di uno schema di cambio di regime che bersagliava il presidente eletto Luis Inacio “Lula” da Silva.

Secondo la fonte statunitense, il motivo della messa in scena dell’operazione – che porta segni visibili di pianificazione affrettata – ora, è che il Brasile è destinato a riaffermarsi nella geopolitica globale insieme alla compagnia degli stati BRICS, India e Cina.

Questo ci rammenta che i pianificatori della CIA sono avidi lettori dello stratega del Credit Suisse, Zoltan Pozsar, un tempo alla Fed di New York. Nel suo rivoluzionario rapporto del 27 dicembre intitolato War and Commodity Encumbrance (Trad.: L’ingombro di guerra e merci), Pozsar afferma che «l’ordine mondiale multipolare è stato costruito non dai capi di stato del G7 ma dal” G7 dell’Est “(i capi di stato BRICS), che in realtà è un G5 ma che a causa della “Bricspansione”, mi son permesso di arrotondare.»

Si riferisce qui alle notizie sul fatto che Algeria, Argentina, Iran hanno già fatto domanda per unirsi ai BRICS – o meglio alla loro versione ampliata “BRICS+” – con un ulteriore interesse espresso da Arabia Saudita, Turchia, Egitto, Afghanistan e Indonesia.

La fonte statunitense ha disegnato un parallelo tra la Maidan della CIA in Brasile e una serie di recenti dimostrazioni di strada in Iran strumentalizzate dall’Agenzia come parte di una nuova spinta alle rivoluzioni colorate: «Queste operazioni della CIA in Brasile e in Iran hanno un parallelo nell’operazione in Venezuela nel 2002 che ebbe un grande successo all’inizio poiché i rivoltosi riuscirono perfino a sequestrare Hugo Chavez. »

Entra nel “G7 dell’Est”

I Neo-Con straussiani collocati in cima alla CIA, indipendentemente dalla loro affiliazione politica sono gonfi di rabbia all’idea che il “G7 dell’Oriente”- come si esprime nella configurazione BRICS+ del prossimo futuro – si stia allontanando rapidamente dall’orbita del dollaro USA.

Lo straussiano John Bolton – che ha appena pubblicizzato il suo interesse a candidarsi per la presidenza degli Stati Uniti – ora chiede l’espulsione della Turchia dalla NATO mentre il Sud Globale si riallinea rapidamente all’interno di nuove istituzioni multipolari.

Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e il suo nuovo omologo cinese Qin Gang hanno appena annunciato la fusione della Belt and Road Initiative (BRI) guidata dalla Cina (BRI) e dell’Unione economica dell’Eurasia (EAEU) guidata dalla Russia. Ciò significa che il più grande progetto di commercio/connettività/sviluppo del XXI secolo – le Nuove Vie della Seta cinesi – è ora ancora più complesso e continua ad espandersi.

Ciò pone le basi per l’introduzione, già progettata a vari livelli, di una nuova valuta di commercio e scambio internazionale volta a soppiantare, quindi sostituire il dollaro USA. A parte un dibattito interno tra i BRICS, uno dei vettori chiave è la squadra di discussione istituita tra EAEU e Cina. Quando si concluderanno, queste deliberazioni saranno presentate alle nazioni partner BRI-EAEU e, naturalmente, ai BRICS+ ampliati.

Lula al timone in Brasile, in quello che oggi è il suo terzo mandato presidenziale non consecutivo, offrirà una straordinaria spinta al BRICS+. Negli anni 2000, fianco a fianco con il presidente russo Putin e l’ex presidente cinese Hu Jintao, Lula è stato un concettualizzatore chiave di un ruolo più profondo per i BRICS, incluso il commercio attraverso le proprie valute.

BRICS come “il nuovo G7 dell’Oriente”, come definito da Pozsar, è ben oltre l’anatema: e lo è tanto per i neo-con straussiani quanto per il neoliberali.

Gli Stati Uniti vengono lentamente ma inesorabilmente espulsi dall’Eurasia più ampia a causa delle azioni concertate del partenariato strategico Russia-Cina.

L’Ucraina è un buco nero, dove la NATO affronta un’umiliazione che farà sembrare l’Afghanistan come Alice nel Paese delle Meraviglie. Una debole UE, una volta costretta da Washington a deindustrializzarsi e ad acquistare gas naturale liquefatto (GNL) a un costo assurdamente elevato, non ha risorse essenziali per l’impero da saccheggiare.

Geo-economicamente, tutto questo fa sì che quel che gli USA definiscono l’«emisfero occidentale», in particolare l’immensa Venezuela ricca di energia, diventi l’obiettivo chiave. E geopoliticamente, l’attore regionale chiave è il Brasile.

Il gioco neo-con straussiano è quello di chiamare tutte le fermate del bus per prevenire l’espansione commerciale e l’influenza politica cinese e russa in America Latina, che Washington – in barba al diritto internazionale e al concetto di sovranità – continua a chiamare “il nostro cortile”. Nei tempi in cui il neoliberismo è così “inclusivo” che i sionisti indossano svastiche, la dottrina Monroe è ritornata, piena di steroidi.

Tutto sulla “strategia della tensione”

Gli indizi per una Maidan in Brasile possono essere ottenuti, ad esempio, al Cyber Command dell’esercito USA a Fort Gordon, dove non è un segreto che la CIA ha schierato centinaia di suoi elementi attraverso il Brasile prima delle recenti elezioni presidenziali – fedeli al manuale della “strategia della tensione”.

Le voci sulla CIA sono state intercettate a Fort Gordon dalla metà del 2022. Il tema principale era a quel tempo l’imposizione della narrativa diffusa secondo cui “Lula potrebbe vincere solo barando”.

Un obiettivo chiave dell’operazione della CIA è stato quello di screditare in ogni caso il processo elettorale brasiliano, aprendo la strada a una narrazione preconfezionata che ora si sta svelando: un Bolsonaro sconfitto in fuga dal Brasile e in cerca di rifugio presso l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, nella sua tenuta di Mar-a-Lago. Bolsonaro, consigliato da Steve Bannon, è scappato dal Brasile, saltando l’inaugurazione di Lula, ma solo perché è terrorizzato dall’idea di finire in gattabuia prima o poi, più prima che poi. E a proposito, si trova a Orlando, non a Mar-a-Lago.

La ciliegina sulla stantia ‘torta Maidan’ è stato quel che è successo domenica scorsa: orchestrare un 8 gennaio a Brasilia che rispecchiasse gli eventi del 6 gennaio 2021 a Washington e, naturalmente, stampigliare bene il legame Bolsonaro-Trump sulle menti delle persone.

La natura dilettantesca dell’8 gennaio a Brasilia suggerisce che i pianificatori della CIA si sono persi nella propria trama. L’intera farsa doveva essere anticipata a causa del rapporto di Pozsar, che tutti gli addetti ai lavori hanno letto attraverso l’asse fra New York e la Beltway washingtoniana.

Ciò che è chiaro, è che per alcune fazioni del potente establishment statunitense, sbarazzarsi di Trump a tutti i costi è ancora più cruciale che paralizzare il ruolo del Brasile nel BRICS+.

Quando si tratta dei fattori interni della Maidan in Brasile, parafrasando il romanziere Gabriel Garcia Marquez, tutto cammina e parla come la Cronaca di un golpe annunciato. È impossibile che l’apparato di sicurezza intorno a Lula non avesse potuto prevedere questi eventi, soprattutto considerando lo tsunami di avvisaglie sui social network.

Quindi ci deve essere stato uno sforzo concertato per agire piano – senza grandi bastonate preventive – esalando solo le solite chiacchiere neoliberiste.

Dopotutto, il gabinetto di Lula è un disastro, con i ministri che si scontrano costantemente e alcuni membri che sostenevano Bolsonaro appena pochi mesi fa. Lula lo definisce un “governo di unità nazionale”, ma è più simile a un vestito di Arlecchino.

L’analista brasiliano Quantum Bird, uno studioso di fisica rispettato a livello globale che è tornato a casa dopo un lungo periodo nelle terre della NATO, osserva come ci siano “troppi attori in gioco e troppi interessi antagonisti. Tra i ministri di Lula, troviamo bolsonaristi, redditieri neoliberisti, convertiti dell’interventismo climatico, praticanti della politica di identità nonché una vasta fauna di neofiti politici e arrampicatori sociali, tutti ben allineati agli interessi imperiali di Washington.”

“Militanti” sparsi dalla CIA nel brulicare furtivo

Uno scenario plausibile è che potenti settori dell’esercito brasiliano – al servizio dei soliti think tank Neo-Con straussiani, oltre che del capitale finanziario globale – non potessero davvero realizzare un vero colpo di stato, paventando un enorme rifiuto popolare, e dovessero accontentarsi tuttalpiù di una farsa “morbida”. Ciò illustra quanto questa fazione militare auto-esaltata e altamente corrotta sia isolata dalla società brasiliana.

Ciò che è profondamente preoccupante, come osserva Quantum Bird, è che l’unanimità nella condanna dell’8 gennaio proveniente da ogni direzione, laddove nessuno si è assunto la responsabilità, “mostra come Lula navighi praticamente da solo in un mare superficiale infestato da coralli affilati e squali affamati”.

La posizione di Lula, aggiunge, “volta a decretare un intervento federale da solo, senza forti volti del proprio governo o delle autorità pertinenti, mostra una reazione improvvisata, disorganizzata e amatoriale”.

E tutto questo, ancora una volta, avviene dopo che i “militanti” disseminati dalla CIA hanno organizzato apertamente le “proteste” sui social media.

Lo stesso vecchio manuale della CIA rimane sul tavolo pronto all’uso. Fa ancora sbalordire quanto sia facile sovvertire il Brasile, uno dei leader naturali del Sud globale. I tentativi di colpo di stato dei copioni vecchio stile (Cambio Regime /Rivoluzione colorata) continueranno a essere messi in scena: si ricordino il Kazakistan all’inizio del 2021 e l’Iran solo pochi mesi fa.

Per quanto la fazione auto-esaltata dei militari brasiliani possa credere di controllare la nazione, se le masse significative di Lula scendono in piazza in piena forza contro la farsa dell’8 gennaio, l’impotenza dell’esercito apparirà ben stampata. E poiché si tratta di un’operazione CIA, i gestori ordineranno ai loro vassalli militari tropicali di comportarsi come struzzi.

Il futuro, sfortunatamente, è minaccioso. L’establishment statunitense non consentirà al Brasile, l’economia dei BRICS con il miglior potenziale dopo la Cina, di tornare in attività con piena forza fino a sincronizzarsi con il partenariato strategico Russia-Cina.

I neo-con e i neoliberisti straussiani, iene e sciacalli geopolitici certificati, diventeranno ancora più feroci quando il “G7 dell’Est”, incluso il Brasile, si muoverà per porre fine alla sovranità del dollaro USA mentre il controllo imperiale del mondo svanisce.

Le opinioni espresse in questo articolo non riflettono necessariamente quelle della testata The Cradle.

Fonte originale: https://thecradle.co/Article/Columns/20209

Traduzione per Megachip a cura di Pino Cabras.

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