Dario Scannapieco e Atlantia. Che resta della democrazia italiana?

Dario Scannapieco e Atlantia. Che resta della democrazia italiana?

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Tu chiamala, se vuoi, democrazia….

Abbiamo accennato al colpaccio fatto da Atlantia (Benetton), che invece di essere costretta a pagare la criminale mancata manutenzione di Autostrade, ha ricevuto, tramite Aspi, nove milioni di euro da Cassa Depositi e Prestiti.

Dopo la strage di Ponte Morandi, invece di revocare la concessione e porre sotto sequestro il patrimonio, cosa ha fatto lo Stato italiano? Si è accollato tutta la manutenzione autostradale addirittura rilevando a peso d’oro la cessione di Aspi.

Ma chi è il genio che condurrà a termine il 10 giugno questa operazione?

Un Draghi Boy, l’ennesimo.

Si chiama Dario Scannapieco, nominato il primo giugno da Mario Draghi amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti, la Società per Azioni detenuta per l’82,77% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che gestisce 275 miliardi di risparmi dei cittadini.

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La sua nomina completa la task force di fedelissimi, una sorta di piramide di controllo sulla cabina di regime: il ministro dell’economia Daniele Franco, i “tecnici” Colao, (ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale), Cingolani, (ministro “grillino” della transizione ecologica), Giovannini, (ministro delle infrastrutture e mobilità sostenibili), Luigi Ferraris, (amministratore delegato di Ferrovie dello Stato), attraverso cui il Presidente del Consiglio vuole blindare la gestione dei 209 miliardi del Recovery Plan (lasciando al “Recovery Clan” dei partiti le briciole del “Trickle-down”).

Il nostro pupillo, a soli trent’anni,  fu chiamato dallo stesso Draghi nel 1997 per far parte del ‘Consiglio degli esperti’ del Ministero del tesoro, diventando direttore generale Finanza e Privatizzazioni nel 2002.

Si legge nel suo CV che è stato anche consigliere di amministrazione di Consap, Ente tabacchi italiani e Finmeccanica.

Nel 2007 passa alla vicepresidenza della Banca europea degli investimenti (BEI) e nel 2012 diventa anche presidente del consiglio di amministrazione del Fondo europeo per gli investimenti, di cui la BEI è azionista di maggioranza.

Si è occupato anche del piano di investimenti per l’Europa (piano Juncker). Ricorda il nostro pupillo i tempi del suo apprendistato con Draghi: “Lavoravamo come matti, i nostri amici erano diventate le guardie che facevano il giro la notte per il ministero, ho ritrovato dei file datati 25 dicembre. Ma è stata un’esperienza entusiasmante, andavo in ufficio felice. Facemmo privatizzazioni a catena”.

Tratto da: L’Antidiplomatico

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