Il 24 marzo 1999 cominciava il conflitto della NATO contro la Jugoslavia, la prima guerra cosiddetta “umanitaria” dell’Alleanza Atlantica ma anche la prima combattuta sul suolo europeo dalla fine del secondo conflitto mondiale. Un conflitto in cui l’Italia, violando l’articolo 11 della Costituzione, ha svolto un ruolo di primaria importanza dato che, dalle sue basi sono decollati buona parte dei 1.100 aerei che durante i 78 lunghi giorni dell’operazione “Allied Force” hanno effettuato più di 37mila sortite sganciando 23mila missili su circa 2mila obiettivi non solo militari ma specialmente civili, come scuole, biblioteche, ospedali, chiese, mezzi pubblici di trasporto e colonne di civili in fuga dalla guerra. Un’aggressione “umanitaria” che, oltre ad aver causato la morte di circa 3mila persone e averne gravemente feriti altre 12mila, continua a rimanere attuale, date le decine di migliaia di persone che ogni anno si ammalano gravemente a causa dell’uranio impoverito allora generosamente distribuito su tutto il territorio. Questa data si conferma quindi di cruciale importanza e dovrebbe essere ricordata – oltre che per l’aggressione verso un piccolo stato indipendente e sovrano – soprattutto per l’inaugurazione del nuovo concetto strategico che la NATO sperimentava in Jugoslavia, trasformandosi da forza di difesa a forza di interposizione, spingendosi così a espandersi sempre più a ridosso della Russia e a irrobustirsi, passando dai 16 Paesi membri originari ai 30 attuali.
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Tratto da: LaCasadelSole.tv
Fonte foto: RSI
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