Il presidente Joe Biden ha affermato che gli Stati Uniti sono pronti a usare la forza per difendere Taiwan, così come a sostenere altre nazioni di fronte a una possibile minaccia dalla Cina
“Abbiamo accettato la politica di una sola Cina e lo ribadiamo. Ma l’idea che possa essere presa con la forza semplicemente non è appropriata”, ha dichiarato l’inquilino della Casa Bianca in una conferenza stampa tenuta a Tokyo.
Biden ha quindi riaffermato il suo impegno a garantire la sicurezza dello Stretto di Taiwan ed evitare un “cambiamento dello status quo” unilaterale.
Il presidente degli Stati Uniti ha poi dichiarato che la Cina “flirta con il pericolo”, riferendosi a presunti piani per invadere l’isola secessionista. La responsabilità di proteggere Taiwan è “ancora più forte” dopo l’operazione militare russa in Ucraina, ha aggiunto Biden.
Le osservazioni di Biden hanno sorpreso alcuni membri della sua stessa amministrazione che non si aspettavano che si esprimesse con tanta forza, riporta il New York Times. Storicamente, gli Stati Uniti hanno scoraggiato la Cina dall’usare la forza contro Taiwan, pur mantenendo una posizione sfumata sul suo livello di sostegno all’isola in caso di invasione.
La Casa Bianca ha subito cercato di minimizzare le affermazioni del presidente. “Come ha detto il presidente, la nostra politica non è cambiata”, si legge in un comunicato inviato alla stampa dalla residenza presidenziale degli Stati Uniti. “Ha ribadito la nostra politica della Cina unica e il nostro impegno per la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan. Ha anche ribadito il nostro impegno ai sensi della Legge sulle Relazioni con Taiwan di fornirle i mezzi militari per difendersi”, ha aggiunto il comunicato.
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Negli ultimi mesi le tensioni tra Pechino e Washington sono andate aumentando in vista di un possibile cambio di posizione del Paese nordamericano nei confronti del principio della Cina unica. Da Pechino fanno notare che ultimamente gli Usa “hanno ‘mostrato i muscoli’ alle porte della Cina, raccogliendo circoli anticinesi e persino creando scandalo sulla questione di Taiwan e mettendo a dura prova la linea rossa”.
Il ministero degli Esteri cinese ha descritto questa decisione come “un tentativo di cambiare lo ‘status quo’ nello Stretto di Taiwan, che inevitabilmente provocherà un incendio che brucerà gli Stati Uniti”.
Il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin ha affermato che la Cina esprime forte insoddisfazione e ferma opposizione alle osservazioni degli Stati Uniti. “Taiwan è una parte inalienabile del territorio cinese e la questione taiwanese riguarda esclusivamente gli affari interni della Cina, che non tollera interferenze da parte di forze esterne. Su questioni riguardanti gli interessi fondamentali della Cina come la sovranità e l’integrità territoriale, la Cina non ha spazio per compromessi. Nessuno dovrebbe sottovalutare la forte determinazione, ferma volontà e forte capacità del popolo cinese di difendere la sovranità nazionale e l’integrità territoriale e non opporsi a 1,4 miliardi di cinesi”.
Wang Wenbin ha poi sottolineato: “Esortiamo la parte statunitense a rispettare seriamente il principio della Cina unica e le disposizioni dei tre comunicati congiunti sino-americani, rispettare l’importante impegno di non sostenere ‘l’indipendenza di Taiwan’, essere cauti nelle parole e nei fatti sulla questione di Taiwan, e non commettere errori con le forze separatiste per “l’indipendenza di Taiwan”, in modo da non causare gravi danni alla situazione nello Stretto di Taiwan e nelle relazioni sino-americane. La Cina intraprenderà azioni ferme per salvaguardare la propria sovranità e interessi di sicurezza e faremo ciò che diciamo”.
Gli Stati Uniti però non sembrano per nulla intenzionati a far scemare la tensione. Alle esercitazioni militari cinesi hanno risposto con l’attraversamento dello stretto di Taiwan da parte dell’incrociatore missilistico USS Port Royal. Pechino ha quindi accusato Washington di “intensificare deliberatamente le tensioni” nella regione.
Tratto da: L’Antidiplomatico