Un nuovo capitolo investigativo si è aperto nei confronti dell’ex cardinale Angelo Becciu. Le autorità vaticane hanno aperto un fascicolo con l’accusa di peculato. A rivelare la notizia è oggi il quotidiano “La Repubblica”, per cui la Procura di Roma ha ricevuto una rogatoria per fare chiarezza su alcuni rapporti tra il porporato e alcuni membri della sua famiglia. In particolare i magistrati, che presto delegheranno la Guardia di Finanza, dovranno indagare sui rapporti tra la Caritas di Roma e la Angel’s, società amministrata da Mario Becciu che produce la birra Pollicina.
Gli investigatori si stanno concentrando sull’accordo di partnership per poter apporre il marchio della Caritas Roma sull’etichetta della bionda. In cambio si prevedeva un impegno a donare alla Fondazione il 5 per cento del fatturato delle vendite. Un contratto considerato poco chiaro Oltretevere. Il Vaticano, inoltre, vuole avere maggior informazioni sul rapporto tra la diocesi di Ozieri e la Spes, cooperativa di proprietà di un altro Becciu, Tonino. Si legge su Repubblica che “all’impresa sono arrivati 700 mila euro a fondo perduto e, stando alle accuse vaticane, senza motivo. Finanziamenti inviati in tre tranches: 300 mila euro nel settembre del 2013 per ampliare l’attività e l’ammodernamento del forno, stessa cifra nel 2015 per riparare i danni di un incendio e, infine, 100 mila euro nel 2018 per gli adeguamenti della struttura che si era riconvertita all’accoglienza dei migranti. I primi due finanziamenti chiesti e ottenuti dal cardinale Becciu venivano dalla Cei e facevano parte dei fondi dell’otto per mille. Il terzo, quello più recente, era invece stato disposto dall’Obolo di San Pietro, fondo sotto il diretto controllo del cardinale”. Ora la procura di Roma “ha aperto un fascicolo rogatoriale e dovrà capire la natura di quei rapporti, quello tra la Caritas di Roma e la Angel’s e quello tra la diocesi di Ozieri e la Spes. E se ci siano altri versamenti dalla Segreteria vaticana a vantaggio del cardinale al quale il Papa ha chiesto di rinunciare ai suoi diritti di porporato”.
Tratto da: L’Antidiplomatico
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