Scoperta la proteina che fa respirare l’immensa e invisibile ‘rete elettrica’ fatta dai batteri che vivono sotto nel sottosuolo dell’intero pianeta: è una molecola che permette ai batteri di produrre dei ‘nano-cavi’ e generare energia. La scoperta, fatta da ricercatori dell’università americana di Yale e Columbia e pubblicata su Nature, potrebbe avere applicazioni per generare elettricità dai batteri o fili capaci di rigenerarsi.
“Il terreno sotto i nostri piedi, l’intero pianeta, è elettricamente connesso”, ha spiegato Nikhil Malvankar, il coordinatore dello studio e tra i maggiori studiosi dell’incredibile mondo popolato da batteri che solo pochi anni fa è stato scoperto esistere nelle profondità del terreno, anche a centinaia e centinaia di metri, e che ricorda in qualche modo l’immaginifico ecosistema interconnesso del pianeta Pandora in Avatar. Al di là della sorpresa che hanno suscitato le recenti scoperto di un invisibile brulicare di vita sotterranea, uno dei maggiori misteri di questo ecosistema era legato ai meccanismi usati da questi batteri per sostenere il loro metabolismo anaerobico (senza ossigeno).
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Analizzando con tecniche di microscopia crioelettronica campioni dei terreni i ricercatori sono riusciti per la prima volta a comprendere i segreti dei sottilissimi filamenti da cui questi batteri riescono in qualche modo a ‘respirare’, o più correttamente a rilasciare gli elettroni che vengono usati per veicolare gli scambi di energia che ne alimenta il metabolismo interno. Secondo gli autori a permettere la ‘respirazione’ sono due proteine che producono e spingono verso l’esterno, come un pistone, i nanofili da cui transitano gli elettroni in uscita.
“Questi elementi finora sconosciuti sono l’interruttore molecolare che controlla il rilascio di nanofili che compongono la rete elettrica della natura”, ha aggiunto Malvankar. I nanofili collegati tra loro formano così un’enorme unica rete che collega tra loro tutti i batteri e ne permette la sopravvivenza. Una scoperta che non solo permette di comprendere meglio questo quasi sconosciuto ecosistema ma anche il possibile uso dei batteri sotterranei per la produzione di energia elettrica, creare biocarburanti o sviluppare dispositivi elettronici capaci di ripararsi da soli.
Tratto da: Ansa
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