Hrafnsson su Assange: ”Se estradato sarà la morte della libertà di stampa”

Hrafnsson su Assange: ”Se estradato sarà la morte della libertà di stampa”

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Domani a Londra la sentenza

“Fanno a pezzi Julian Assange per farne un esempio e mandare un segnale agli altri giornalisti e dire che loro saranno i prossimi. Credo che questo segnale abbia già avuto un effetto intimidatorio: i giornalisti che erano media partner sono rimasti in silenzio, solo ora hanno iniziato a parlare“. “Sarà il più grande attacco alla libertà di stampa dei nostri tempi, una sorta di ferita che ci riporterà in tempi oscuri, perché non avremo alcuna garanzia di poter operare secondo i nobili valori della stampa e svolgere il nostro lavoro. Un colpo devastante“.
E’ così che il reporter islandese Kristinn Hrafnsson, direttore attuale di Wikileaks, è intervenuto, intervistato dal Fatto Quotidiano, alla vigilia della decisione che il Tribunale inglese dovrà prendere domani, se estradare o meno negli Stati Uniti il fondatore dell’organizzazione, Julian Assange.

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Negli Usa quest’ultimo rischia una pena di 175 anni di carcere. Un assurdo se si considera l’importanza delle informazioni che Assange, tramite Wikileaks, ha svelato al Mondo intero. Alcuni esempi possono essere i documenti sulla guerra in Iraq che hanno rivelato l’esistenza di 15mila vittime civili mai emerse prima, o ancora le informazioni sulle extraordinary rendition, scandali che hanno visto coinvolti anche innocenti rapiti dalla Cia con l’accusa di terrorismo.
Secondo Hrafnsson, che ha incontrato Assange anche in carcere, tutto ciò “è una vergogna“.
Non solo per il giornalismo (“nei media mainstream c’è stata una mancanza di volontà di capire la gravità della situazione, in parte a causa della campagna di delegittimazione contro Julian Assange… se viene estradato e condannato, è la fine del giornalismo che indaga sulla sicurezza nazionale. Nessun giornalista al mondo sarà al sicuro, se vorrà praticarlo“), ma anche per i diritti di un uomo che per aver fatto il proprio dovere non può più vedere la sua famiglia.
Prima del Covid Hrafnsson è riuscito ad incontrare Assange in carcere: “Quello che lo mantiene in vita è il fatto di sapere di aver fatto la cosa giusta e nell’interesse di tutti. È una persona con grande resilienza. Se questa situazione si risolverà presto, riuscirà a recuperare e a riprendere il giusto posto nella società con la sua fidanzata e i suoi figli e anche come persona che può contribuire molto al dibattito pubblico“.

Tratto da: Antimafiaduemila

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