John Shipton, padre di Julian Assange, è un uomo di alto rigore morale, di quelli che non si lasciano travolgere dalle emozioni. Mai una parola fuori posto, mai un giudizio senza conoscere i fatti. A chi gli fa domande sul processo – di importanza vitale per il figlio, nel vero senso del termine – risponde sempre con la pacatezza e l’eleganza che lo contraddistinguono rispettando il collegio giudicante. Di recente però ha detto chiaramente, senza mezzi termini, che il processo per l’estradizione di Julian è a tutti gli effetti un “show trial”. Tradotto, un “processo farsa”. E se lo dice lui qualche motivo c’è.
La ragione di questa amara consapevolezza è una e riguarda chi in ultima battuta dovrà pronunciarsi sull’estradizione del figlio negli Stati Uniti. Si tratta di Emma Arbuthnot (in foto) la giudice capo che, a Londra, ha istruito il processo per l’estradizione. Occhi di ghiaccio e sguardo fermo, finora la Arbuthnot non ne ha lasciata passare una agli avvocati del fondatore di Wikileaks. Due anni fa, quando in Svezia era stata archiviata l’accusa di violenza sessuale contro Assange la Arbuthnot si è rifiutata di annullare il mandato di arresto, così che il giornalista non potesse ottenere asilo in Ecuador.
L’anno scorso ha respinto le conclusioni del Gruppo di lavoro di un team delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria di Assange. Totalmente ignorate anche quelle del Relatore Speciale Onu contro la tortura, Nils Melzer, il quale aveva denunciato che “Assange, detenuto in condizioni estreme di isolamento non giustificate, mostra i sintomi tipici di un’esposizione prolungata alla tortura psicologica”. Durante i mesi di quarantena, mentre migliaia di detenuti del carcere di Belmarsh hanno ottenuto i domiciliari per scongiurare il rischio contagio, Julian Assange è rimasto in cella, esposto al Covid-19 in condizioni fisiche compromesse. Per ultimo, come avvenuto nelle scorse udienze, a Julian Assange è impedito potersi difendere dalle accuse dei procuratori perché minacciato di espulsione dall’aula se interviene.
Ma perché tanta intransigenza? Qual è il motivo di questo oggettivo accanimento nei confronti di Assange?
Il processo di estradizione è presieduto dal giudice Vanessa Baraitser. E’ lei che deciderà se il giornalista dovrà o meno essere estradato negli States dove lo attendono 175 anni di carcere. A guidarla però è la giudice Arbuthnot, la quale anche se da novembre scorso non presiede più formalmente il procedimento di estradizione, è rimasta in un ruolo di supervisione del procedimento assieme al suo giudice distrettuale subordinato, la Baraitser per l’appunto. Nulla di scandaloso. Lo prevede il regolamento del tribunale britannico secondo il quale il magistrato capo è “responsabile di sostenere e guidare i colleghi giudici distrettuali“.
Il problema però è che su Emma Arbuthnot è stato di recente sollevato un insidioso caso di conflitto d’interessi. Lady Arbuthnot, infatti, è moglie di Lord James Arbuthnot, già ministro degli appalti della Difesa, legato al complesso militare-industriale e ai servizi segreti della Corona. Lord Arbuthnot è tra l’altro presidente del comitato consultivo britannico della Thales, multinazionale francese specializzata in sistemi militari aerospaziali, e membro di quello della Montrose Associates, specializzata in intelligence strategica (incarichi lautamente retribuiti). Non solo. Lord Arbuthnot, come denuncia il Comitato No Guerra No Nato, è componente della Henry Jackson Society (HJS), influente think tank transatlantico legato a Washinton e ai servizi segreti americani.
Lo scorso luglio, la HJS ha invitato il segretario di stato Usa Mike Pompeo a Londra a intervenire in alcuni incontri. Pompeo è un nemico storico di Wikileaks. Da quando era direttore della Cia nel 2017 accusa la testata di essere “un servizio di spionaggio del nemico”. La stessa campagna condotta dalla HJS, che accusa Assange di “seminare dubbi sulla posizione morale dei governi democratici occidentali, con l’appoggio di regimi autocratici”. Inoltre, nel consiglio politico della HJS, a fianco di Lord Arbuthnot, sedeva di recente Priti Patel, l’attuale segretaria agli Interni del Regno Unito, cui compete l’ordine di estradizione di Assange. Lady Arbuthnot, consorte di Lord Arbuthnot, è quindi chiaramente collegata a questi ambienti militari e di intelligence anglo-statunitensi dai quali proviene una pressante campagna mediatica e politica per l’estradizione di Julian Assange, reo di aver infranto il simulacro di menzogne che per anni ha costituito la narrativa mainstream sulle cosiddette guerre umanitarie in Africa e Medio Oriente.
Tratto da: Antimafiaduemila
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