Se non ci fossero dei morti bisognerebbe ridere e anche di gusto.
Non è il momento date le circostanze e la fastidiosa ipocrisia dominante in occidente dallo scoppio della guerra in Ucraina.
I soliti due pesi e due misure dell’occidente, inflessibile fino alle estreme conseguenze con chi considera suoi nemici e amichevole son i suoi sodali, non importa quale sistema politico possano adottare e quali barbarie possano commettere.
Mercoledì scorso, mentre il primo ministro inglese Boris Jhonson era in visita in Arabia Saudita, nota democrazia e rispettosa dei diritti umani, per esercitare pressioni sul regno ad aumentare la produzione di petrolio in seguito al conflitto in ucraino, la stessa casa regnante al Saud portava a quota 100, non i requisiti per le pensioni, ma le condanne a morte comminate negli ultimi tre mesi.
Secondo l’agenzia di stampa francese AFP, citando dichiarazioni delle autorità ufficiali, l’Arabia Saudita ha giustiziato 100 persone dall’inizio di quest’anno, mentre nel 2021 ha eseguito un totale di 69 esecuzioni.
Tra queste 100 persone, Riad ha precisato che l’esecuzione di quattro, pochi giorni dopo quella di 81 prigionieri, condannati per vari reati, tra cui il terrorismo. Ben 41 delle vittime proveniva da Al-Qatif, nella provincia orientale a maggioranza sciita.
Che Gran Bretagna e Arabia Saudita vadano a braccetto anche nelle guerre lo testimonia la sanguinosa aggressione contro lo Yemen che va avanti dal 2015, dove Londra che partecipato direttamente e indirettamente al massacro saudita contro la popolazione yemenita. Basta guardare gli stessi media britannici così come gli esperti Onu che hanno sollevato questa vergogna.
Londra non ha preso nessun provvedimento contro Riad. Il Fondo della Casa reale saudita ha acquistato la squadra di calcio del Newcastle, mentre il patron russo del Chelsea Roman Abramovich è stato costretta a cederla. Sembra che ci sia sempre lo zampino saudita dietro ai possibili acquirenti del club di Londra.
Qualcuno si è indignato? Qualcuno ha proposto di escludere l’Arabia Saudita da tutte le competizioni sportive? Meglio così, in primis perché lo sport deve restare fuori da certe questioni e rappresenta l’ultimo spazio di dialogo e confronto. C’è una seconda ragione. Oltre l’Arabia Saudita bisognerebbe escludere parecchi paesi da mondiali, coppe, olimpiadi, a partire da Gran Bretagna e Stati Uniti d’America.
Doppia morale, ipocrisia, come definire tutto questo? Forse una sola parola c’è: Schifo! (Fonte: L’Antidiplomatico)
Sarebbe proprio il caso di dire che si raccoglie quello che si semina, dall’Arabia Saudita infatti (come riportavamo pochi giorni fa) potrebbe arrivare la spallata decisiva all’egemonia mondiale del dollaro. Il Wall Street Journal qualche giorno fa infatti scriveva come l’Arabia Saudita sia in trattative ben avviate con Pechino per sostituire il yuan al dollaro per i pagamenti del petrolio. Si tratterebbe di una decisione che rivoluzionerebbe totalmente il mercato del petroldollaro dando alla de-dollarizzazione dell’economia globale forse il colpo decisivo. Per alcuni analisti citati dal WSJ sarebbe la risposta al possibile accordo sul nucleare iraniano da parte dell’amministrazione Usa. La Cina, dal canto suo, che acquista il 25% del petrolio da Riad si sta avviando velocemente ad una soluzione che potrebbe aggirare possibili sanzioni Usa.
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