Stato-mafia, le difese si oppongono a nuove audizioni

Stato-mafia, le difese si oppongono a nuove audizioni

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Di Aaron Pettinari

L’avvocato Centonze (difesa Dell’Utri): “Baiardo? Neanche lo temiamo”

Pietro Riggio? Inattendibile totalmente”. “La sentenza ‘Ndrangheta stragista? Non acquisibile e irrilevante”. “Le dichiarazioni di Baiardo? Non le temiamo. Ma se la Procura generale le ritiene rilevanti per il procedimento, sul contraddittorio delle parti sentiremo anche questo collaboratore o presunto tale”. Sono questi alcuni degli argomenti che il legale della difesa Dell’Utri, Francesco Centonze, interloquendo sulle richieste fatte la scorsa udienza dalla Procura generale tra acquisizioni di documenti e ulteriori audizioni.
Sia Centonze che Basilio Milio, legale dell’ex ufficiale del Ros Mario Mori, si sono opposti alla nuova audizione del generale Pellegrini e del colonnello Tersigni, già sentiti innanzi alla Corte d’assise d’appello lo scorso 27 gennaio.
Secondo Centonze “la richiesta di riascoltare Tersigni e Pellegrini, anche per interpretare un appunto anonimo, va rigettata. Dopodiché noi non temiamo alcun testimone. Neanche temiamo le dichiarazioni di questo signor Baiardo”.
Un riferimento, quello al “gelataio” di Omegna, uomo vicino ai boss di Brancaccio Giuseppe e Filippo Graviano di cui gestì la latitanza, per certi versi “preventivo” in vista di una possibile futura richiesta da parte della Procura generale.
Allo stato, infatti, i sostituti Pg, Giuseppe Fici e Sergio Barbiera hanno semplicemente chiesto l’acquisizione della sentenza del processo ‘Ndrangheta stragista, emessa dalla Corte d’Assise di Reggio Calabria lo scorso luglio, e l’acquisizione di una scheda specifica su Baiardo. Quest’ultimo, intervistato da Paolo Mondani per la trasmissione Report, aveva parlato di incontri avvenuti tra Graviano, Berlusconi e Dell’Utri.
“Noi non abbiamo neanche voluto vedere la trasmissione. Non ci interessa. E non l’abbiamo rivista neanche dopo le parole del Procuratore generale – ha detto Centonze in aula – Vogliamo comunque ricordare che la sentenza di Reggio Calabria non è definitiva e le conclusioni non possono essere utilizzate. Crediamo che non sia possibile surrogare la legittima richiesta di sentire un testimone con il deposito di un documento di una sentenza non definitiva. Se la Procura riterrà rilevanti per il procedimento le sue dichiarazioni lo dovrà chiamare e sentire nel contraddittorio delle parti”.

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In precedenza, contro la sentenza della Corte d’Assise calabrese, si era espresso anche l’avvocato Milio, in quanto, a suo dire, sarebbero errate le ricostruzioni in merito alla vicenda Bellini e a quella sulla Falange Armata.
L’avvocato si è anche opposto alle acquisizioni, e all’eventuale richiesta di audizione dei militari Sebastiano Serra e Pasquale Gigliotti, sentiti sul sequestro effettuato nei confronti di Giovanni Napoli, fedelissimo di Provenzano, di alcuni floppy disk, di telefonini e di un rilevatore di microspie. Aspetti su cui la Procura generale ha compiuto nei mesi scorsi un’ulteriore attività istruttoria. A sua volta Milio ha depositato la sentenza d’appello del Borsellino quater e quella definitiva di Cassazione rispetto all’ex ministro Dc Calogero Mannino, aggiungendo anche la testimonianza in Commissione antimafia della dottoressa Liliana Ferraro e del magistrato Felice Lima. Su quest’ultimo documento, però, si è opposta la Procura. La Corte, sentite tutte le parti si è riservata di decidere alla prossima udienza, prevista il 22 febbraio. Una data in cui sarà anche definito il possibile calendario di udienze per la discussione che, salvo imprevisti, si svilupperà tra maggio e giugno con 3 udienze per la requisitoria della Procura generale e sei udienze per le difese, comprese le parti civili.

Tratto da: Antimafiaduemila

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