Non era solo Trump allora. I nuovi diktat dell’oligarca Zuckerberg

Non era solo Trump allora. I nuovi diktat dell’oligarca Zuckerberg

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Pensavate fosse solo contro Trump, ma l’oligarca a stelle e strisce che controlla tre dei principali mezzi di diffusione delle informazioni al mondo, Mark Zuckerberg, ha annunciato nuovi diktat nella incredibile apatia inerme della politica italiana.

Nel corso di una videoconferenza il tycoon Zuckerberg ha infatti annunciato come ripreso ieri anche dal Corriere: “Intendiamo mantenere i gruppi civici e politici al di fuori dei suggerimenti per lungo tempo ed espandere questa politica a livello globale”, aggiungendo che Facebook ridurrà anche i contenuti politici nei principali “news feed” degli utenti per contribuire a “scoraggiare conversazioni divisive”.
(Si intenda per conversazione divisiva il democratico confronto politico, lo scambio di opinioni non allineate al pensiero unico).


Il tycoon ha manifestato l’intenzione di estendere questo limite oltreoceano “a livello globale” quindi la censura riguarda anche noi. Sarà questo miliardario statunitense a condizionare ulteriormente la povera informazione in Italia nell’apatia impotenza della politica italiana.

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Gravissima la decisione, di chi ha già oscurato il presidente degli Stati Uniti, ma non sorprendente.
Durante l’emergenza Coronavirus, Mark Zuckerberg è stato tra i miliardari che hanno visto incrementare il proprio patrimonio di circa 25 miliardi di dollari. Il CEO di Facebook guadagna poco più di 20,3 miliardi di euro all’anno, il che vuol dire circa 1.700.000 di euro al mese, ovvero 78.000 € in un solo giorno.
Il fondatore del social network ha aggiunto, (riporta Agi),  che i suoi team “stanno cercando il modo di ridurre la visibilità dei contenuti politici sulla bacheca degli utenti”.
 
Questo processo di limitazione della libertà di espressione e informazione, privilegiando la sfera privata dei rapporti amicali, familiari, ludici, risponde anche ad una strategia di marketing commerciale per spingere le pagine non allineate al pensiero fallito e fallimentare del neo-liberismo a pagare per sponsorizzare i propri account, per “mettere in evidenza” post e adottare modalità business di gestione dei loro canali.
Naturalmente, la richiesta di poter raggiungere maggiore pubblico sarà sottoposta ad insindacabile giudizio della multinazionale privata, che vaglierà la tipologia di follower e i contenuti.
Ma non basta: è notizia di questi giorni la pubblicazione di uno studio sulla possibilità di censura preventiva sui social.
Pubblicato sulla rivista PeerJ, lo studio ha analizzato più di 1 milione di tweet pubblicati da 6.200 utenti. 
“Sono state create due categorie, si legge nello studio, “suddividendo gli utenti stessi sulla base dell’affidabilità delle fonti solitamente utilizzate per condividere le notizie (attendibili – non attendibili). Ciò si è reso necessario per educare l’algoritmo di machine learning affinché questo fosse capace di “prevedere se in futuro un utente ritwitterà un contenuto da fonti inattendibili”.

E ancora:
“Due dei principali parametri che consentono all’algoritmo di riconoscere l’affidabilità dell’utente o meno sono il linguaggio usato nel testo e il contenuto stesso: più è volgare, più è probabile che l’utente sia propenso a condividere notizie false, così come è più facile che le fonti inattendibili vengano utilizzate da chi solitamente parla di politica e di religione”.

Chiaramente per politica intenderanno l’opporsi alla bieca propaganda neo-liberisti di Unione Europea e dintorni. Perché quella si sa non è politica ma macelleria sociale portata avanti e propagandata da servi.

Tratto da: L’Antidiplomatico

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