E nel frattempo l’ex magistrato chiede al Csm di rivedere la sua condanna
“Cosa leggo nelle dichiarazioni di Palamara? Una confessione. E’ la ricostruzione che io e pochi altri facciamo da oltre 10 anni: io sono stato volutamente fatto fuori perché facevo indagini non gradite al sistema che era dentro lo Stato”. Così il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, ed ex magistrato, ha commentato all’Adnkronos i passaggi del libro-intervista di Alessandro Sallusti a Luca Palamara in cui l’ex presidente dell’Anm, radiato dall’ordine giudiziario, ricostruisce le vicende legate all’inchiesta Why Not. “E’ una ferita che si riapre ogni volta e che nulla potrà rimarginare – ha spiegato de Magistris – ma leggendo Palamara ho provato un sentimento di soddisfazione, anche di sollievo. Non era un passaggio scontato che chi era intraneo a quel ‘sistema’ sostanzialmente confessasse. Non me l’aspettavo.
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Credo che sia un elemento importante per ricostruire credo una delle pagine più buie della storia recente della Magistratura. E’ come se fosse un’opportunità non per me, perché da quel punto di vista non ne ho più, ma per la Magistratura stessa”. La ricostruzione dei fatti fornita da Palamara, “al netto di alcune imprecisioni e inesattezze che leggo”, corrisponde a quella dell’ex sostituto procuratore di Catanzaro: “Per me non ci sono novità, se non che devo dare atto a Palamara di aver sostanzialmente confessato. Il che non è un fatto politico, è un fatto che assume a mio avviso anche una rilevanza di natura penale. Chi mi ha fatto fuori non è un cittadino di strada, ma parliamo del ‘sistema’ che ha dimostrato, come lui disse, di avere ‘gli anticorpi’. Il ‘sistema’ non tollerava che si potessero fare indagini su persone di quel ‘sistema’ e lì scattò il corto circuito istituzionale contro di noi, che vedeva nel vertice il Presidente della Repubblica, il vicepresidente del Csm, lo stesso Csm, con l’avallo dell’Anm guidata da Palamara e Cascini. Questo era il vertice, poi quelli che si muovevano sotto erano diversi, alcuni dei quali tra l’altro coinvolti in indagini all’epoca e ancora qualche settimana o mese fa. E’ un sistema, non stiamo parlando di opinioni o di politica. Finalmente mi sembra che da un soggetto intraneo, da una persona che ha fatto parte di quell’operazione, venga una sostanziale confessione di quello che in tanti avevamo pensato, in pochi hanno detto, e per cui io ho pagato il prezzo più alto”.
Alla domanda se la versione di Palamara possa rappresentare una sorta di risarcimento morale, de Magistris risponde: “Sono 12 anni che aspetto di essere risarcito quantomeno moralmente, perché ormai cosa è avvenuto è chiaro: io ho rispettato la Costituzione, l’autonomia della magistratura e l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, altri l’hanno tradita. E il tradimento alto è venuto soprattutto da chi mi doveva tutelare: i miei capi, il Csm, addirittura il Presidente della Repubblica. Qualcuno oggi mi chiederà scusa? Speriamo, le persone sono cambiate. Sarebbe bello da un punto di vista istituzionale se il Csm, la magistratura associata, ammettesse degli errori che tra l’altro non sono personali perché, tranne qualcuno, le persone sono in gran parte cambiate. Dire ‘abbiamo sbagliato, abbiamo perso 10 anni’, non sarebbe una vittoria di de Magistris, perché io da un punto di vista morale ho già vinto, ma – conclude – sarebbe una vittoria delle istituzioni che sono più forti e credibili quando sanno riconoscere un errore”. In questo senso il candidato presidente per la Regione Calabria ha chiesto al Csm di rivedere la sua condanna. Già tre mesi fa ha presentato un’istanza di revisione della condanna ricevuta nel 2007, quando fu sanzionato con una censura e trasferito da Catanzaro per incompatibilità ambientale e funzionale.
Tratto da: Antimafiaduemila