Il nuovo anno è iniziato con “circa 4 milioni di italiani che sono stati costretti a chiedere aiuto per mangiare, un numero praticamente raddoppiato rispetto allo scorso anno, tra i quali la criminalità trova terreno fertile per infiltrarsi”. Ad affermarlo è la Coldiretti commentando l’indagine della Dda di Palermo che ha documentato il tentativo dei clan di Mafia di organizzare una distribuzione alimentare per i poveri durante il primo lockdown per l’emergenza Covid. “La malavita tenta di approfittare della situazione di difficoltà in cui si trova una fetta crescente di persone costrette a far ricorso alle mense dei poveri e molto più frequentemente – sottolinea l’organizzazione agricola – ai pacchi alimentari, anche per le limitazioni rese necessarie dalla pandemia.
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Fra i nuovi poveri – precisa la Coldiretti – ci sono coloro che hanno perso il lavoro, piccoli commercianti o artigiani che hanno dovuto chiudere, le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie che sono state fermate dalle limitazioni rese necessarie dalla diffusione dei contagi per Covid. Persone e famiglie che mai prima d’ora – sottolinea la Coldiretti – avevano sperimentato condizioni di vita così problematiche”. Crescono, infatti, “gli interessi delle organizzazioni criminali nel settore del cibo che è divenuto una delle aree prioritarie di investimento della malavita che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana delle persone. Con la crisi le mafie si appropriano – sottolinea la Coldiretti – di vasti comparti dell’agroalimentare dai campi agli scaffali, dai tavoli dei ristoranti fino ai banchi di bar e pasticcerie, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy”.
“Durante l’emergenza Covid – ricorda la Coldiretti – sono stati stanziati 340 milioni di euro per acquisto di prodotti alimentari Made in Italy al 100% da distribuire agli indigenti tra pasta, riso, latte, carne, salumi, formaggi, succhi, frutta, riso e prodotti per l’infanzia oltre a 400 milioni erogati ai Comuni italiani per aiuti alimentari in buoni spesa ai cittadini in difficoltà. Contro la povertà – sottolinea – è cresciuta la solidarietà con le molte organizzazioni attive nella distribuzione degli alimenti, ma da segnalare è tuttavia il crescente impegno nei confronti degli altri di singoli, famiglie, aziende pubbliche e private, enti ed associazioni non ufficialmente dedicate alla solidarietà.
Quasi 4 italiani su 10 (39%) hanno infatti dichiarato di partecipare a iniziative di solidarietà per aiutare chi ha più bisogno. Sono oltre 5 milioni i chili di prodotti tipici Made in Italy, a chilometro zero distribuiti dagli agricoltori della Coldiretti nel 2020 – specifica – per garantire un pasto di qualità ai più bisognosi di fronte alla crescente emergenza provocata dalla pandemia Covid”. “Si è trattato della più grande iniziativa di solidarietà mai realizzata dagli agricoltori italiani resa possibile dalla partecipazione volontaria dei cittadini al programma della ‘Spesa sospesa’ e dal contributo determinante del management dei Consorzi Agrari D’Italia (Cai) e della Coldiretti che ha deciso di rinunciare a propri compensi straordinari”. “Con la spesa sospesa abbiamo voluto dare un segno tangibile della solidarietà degli agricoltori verso le fasce più deboli della popolazione più colpite dalle difficoltà economiche”, ha spiegato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare tuttavia che “l’impiego privato non può sostituirsi a quello pubblico ed è importante che nonostante la crisi di governo non si fermino le azioni messe in campo con la crisi Covid per fare arrivare agli indigenti beni di prima necessità”.
Tratto da: AGI
Fonte foto: statoquotidiano
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