5 anni fa la scomparsa in Egitto del giovane ricercatore friulano
Cambridge: “Oggi ci fermiamo nel ricordare le qualità di uno studioso aperto agli altri”
“Sono trascorsi cinque anni dal rapimento a Il Cairo di Giulio Regeni, poi torturato e barbaramente ucciso dai suoi spietati aguzzini. Un giovane italiano, impegnato nel completare il percorso di studi, ha visto crudelmente strappati i propri progetti di vita con una tale ferocia da infliggere una ferita assai profonda nell’animo di tutti gli italiani”. A dirlo è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ricordando la scomparsa del giovane ricercatore friulano Giulio Regeni di cui oggi si ricorda il quinto anniversario.
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“In questo giorno di memoria – continua Mattarella – desidero anzitutto rinnovare sentimenti di vicinanza e solidarietà ai genitori di Giulio Regeni, che nel dolore più straziante sono stati capaci in questi anni di riversare ogni energia per ottenere la verità, per chiedere che vengano ricostruite le responsabilità e affermare così quel principio di giustizia che costituisce principio fondamentale di ogni convivenza umana e diritto inalienabile di ogni persona”. “L’azione della Procura della Repubblica di Roma, tra molte difficoltà, ha portato a conclusione indagini che hanno individuato un quadro di gravi responsabilità, che, presto, saranno sottoposte al vaglio di un processo, per le conseguenti sanzioni ai colpevoli”. “Ci attendiamo piena e adeguata risposta – continua Mattarella – da parte delle autorità egiziane, sollecitate a questo fine, senza sosta, dalla nostra diplomazia. In questo doloroso anniversario rinnovo l’auspicio di un impegno comune e convergente per giungere alla verità e assicurare alla giustizia chi si è macchiato di un crimine che ha giustamente sollecitato attenzione e solidarietà da parte dell’Unione Europea. Si tratta di un impegno responsabile, unanimemente atteso dai familiari, dalle istituzioni della Repubblica, dalla intera opinione pubblica europea”, conclude il presidente della Repubblica.
La nota di Cambridge
Sempre in occasione del sequestro di Regeni in Egitto è arrivata anche una nota dell’università di Cambridge dove il giovane studiava e per la quale stava svolgendo ricerche al Cairo. “La morte di Giulio è stata una tragedia – si legge nella nota –. Un colpo terribile per i suoi familiari e i suoi amici. Un evento orribile per i suoi colleghi universitari a Cambridge, al Cairo, e per l’intera comunità accademica globale”, l’Università afferma inoltre che ”si è trattato anche di un assalto al principio di libertà di ricerca accademica che contraddistingue il lavoro di tutte le università, e che Giulio incarnava”. Il vice rettore di Cambridge Stephen J. Toope afferma che ”questa settimana ci fermiamo, nel ricordare le qualità di uno studioso aperto agli altri e pieno di intelligenza, curiosità e compassione. Onoriamo l’impegno di Giulio per i diritti umani, onoriamo i suoi genitori e la sua famiglia, e tutti coloro i quali hanno lottato per la verità e la giustizia per Giulio”. L’Università prosegue affermando che ”sostiene in modo inequivocabile la ricerca della verità e della giustizia per Giulio. Questa è la ragione per cui l’Università ha sempre cooperato con le autorità italiane attraverso le loro formali richieste. Continuiamo inoltre a difendere il principio della libertà di ricerca accademica.
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La libertà di studiare senza impedimenti è una pietra miliare per gli studiosi di tutto il mondo. I ricercatori lavorano secondo alti standard di condotta professionale: non dovrebbero essere mai messi a rischio per via dei loro interessi culturali, per il loro raccogliere informazioni e dati, o mentre cercano prove che verifichino omettano in discussione idee consolidate”. Nel documento l’ateneo si dice ”profondamente preoccupato dal crescente numero di intimidazioni nei confronti di studiosi, non da ultimo esemplificato dall’arresto e dalla prolungata detenzione di Patrick Zaky, un dottorando dell’Università di Bologna, nonché dalla prigionia di studiosi in Iran, tra cui Fariba Adelkhah, Roland Marchal e Kameel Ahmady”. L’Università di Cambridge dichiara infine di aver ”accolto con favore l’annuncio lo scorso anno dell’incriminazione da parte dei magistrati italiani di quattro ufficiali egiziani coinvolti nell’omicidio di Giulio. Ma siamo ancora lontani dal sapere cosa è accaduto cinque anni fa a Giulio, e perché”. Il documento, firmato anche dalla Mistress del Girton College Susan Smith, afferma che ”nell’anniversario della sua scomparsa, continuiamo ad essere vicini alla famiglia ed agli amici di Giulio nel domandare verità e giustizia. Sosteniamo anche, più fermamente che mai, la comunità accademica globale unita nel richiedere che vi sia ovunque libertà di ricerca senza paura di persecuzione”.
Tratto da: Antimafiaduemila
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