Frutti di mare, soprattutto molluschi, invasi da microplastiche: cozze, ostriche e capesante hanno i più alti livelli di contaminazione e finiscono molto spesso nei nostri piatti. Lo studio, condotto dalla Hull York Medical School delle Università di Hull e York (Regno Unito), mostra risultati indiscutibili. E molto preoccupanti.
I ricercatori hanno riesaminato più di 50 lavori precedenti, a loro volta terminati tra il 2014 e il 2020, per indagare i livelli di contaminazione microplastica a livello globale in pesci e molluschi, mostrando che, complessivamente, il contenuto di microplastiche era 0-10,5 MP/g (parti per grammo) nei molluschi, 0,1-8,6 MP/g nei crostacei e 0-2,9 MP/g nei pesci.
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In particolare, i molluschi raccolti al largo delle coste asiatiche si sono rivelati i più contaminati, e d’altronde queste aree sono più particolarmente inquinate dalla plastica. E gli ultimi dati sul consumo mostrano che Cina, Australia, Canada, Giappone e Stati Uniti sono tra i maggiori consumatori di molluschi, seguiti da Unione Europea e Regno Unito.
Dobbiamo preoccuparci? Beh sì, questo è solo l’ultimo di una serie lunga di alert che gli scienziati lanciano sul consumo delle microplastiche, recentemente trovate persino nella placenta umana.
Si prevede che i rifiuti di plastica generati in tutto il mondo triplicheranno entro il 2060 e quindi sempre di più troveremo cibi inquinati da questo materiale. È urgentissimo quindi, oltre che ridurre la dispersione di plastica nell’ambiente, standardizzare i metodi di misurazione della contaminazione da microplastiche in modo che le diverse misurazioni possano essere confrontate più facilmente.
Sono necessari inoltre più dati presi da diverse parti del mondo per capire come il problema varia tra i diversi oceani, mari e corsi d’acqua. Ma il primo passo è stabilire con certezza quali livelli di microplastiche (MP) gli esseri umani stanno ingerendo.
“Sono state trovate microplastiche in varie parti di organismi come l’intestino e il fegato – spiega Evangelos Danopoulos, primo autore del lavoro – Le specie di frutti di mare come ostriche, cozze e capesante vengono consumate intere mentre dei pesci e dei mammiferi più grandi vengono consumate solo alcune parti. Pertanto, la comprensione della contaminazione microplastica di parti del corpo specifiche e del loro consumo da parte degli esseri umani è fondamentale”.
Quanti altri alert dobbiamo ancora ricevere?
La ricerca è stata pubblicata su Environmental Health Perspectives.
Fonti di riferimento: Università di York / Environmental Health Perspectives, GreenMe