Riciclaggio, autoriciclaggio e peculato. Queste le accuse contestate all’ex presidente dello Ior, Angelo Caloia e l’avvocato Gabriele Liuzzo. Per la prima volta nello Stato Pontificio viene chiesto il carcere per un reato finanziario e nello specifico il promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi, ha chiesto la loro condanna ad 8 anni (6 anni per il reato di riciclaggio e 2 anni per il peculato) e la confisca diretta dei 32 milioni di euro già sequestrati sui loro conti anche presso lo Ior, e la confisca per equivalente di altri 25 milioni di euro.
A dare la notizia è stato l’Huffington Post spiegando che la motivazione della richiesta è “essersi appropriati di gran parte del patrimonio immobiliare della cosiddetta banca vaticana, ‘svenduto’ a loro stessi attraverso una complessa operazione di schermatura tramite società offshore e lussemburghesi e dopo che il denaro ha girato per mezza Europa. Sono finiti nella loro disponibilità praticamente tutti gli immobili di proprietà dello Ior, in particolare appartamenti di pregio a Roma e Milano“.
Sei anni di carcere sono stati chiesti per il figlio di Gabriele Liuzzo, il professore Lamberto (per riciclaggio e autoriciclaggio).
Segui Vivere Informati anche su Facebook e Twitter per rimanere sempre aggiornato sulle ultime notizie dall’Italia e dal mondo
Il processo è iniziato il 9 maggio del 2018. Al termine della requisitoria di Diddi, Pignatone ha annunciato che il Tribunale emetterà la sua sentenza il prossimo 21 gennaio 2021.
L’indagine su Caloia, per 20 anni direttore dello Ior e con un passato in Cariplo, Nuovo Banco Ambrosiano ed Intesa San Paolo, venne aperta nel 2014 dopo una denuncia dello stesso Istituto per le Opere di Religione in merito a fatti avvenuti tra il 2001 e il 2008 ed emersi nel quadro del processo di verifica interna avviato dell’istituto all’inizio del 2013.
Caloia, già allora si dimise dalla Veneranda fabbrica del Duomo, l’ultimo incarico rimastogli in enti legati alla Chiesa, dopo l’uscita di scena dalla banca vaticana avvenuta nel 2009.
Questa vicenda dimostra il rinnovamento che all’interno della Santa Sede è stato intrapreso sotto il Pontificato di Papa Francesco (ieri il Vaticano ha annunciato la riforma delle finanze trasformando l’Aif in Asif, Autorità di supervisione e informazione finanziaria con nuovi ruoli). Infatti è stato proprio il Santo Padre a chiedere le verifiche sui conti e gli spostamenti di denaro.
Fonte: Antimafiaduemila