Ieri mercoledì 12 settembre i principali mezzi di comunicazione cubani sono stati censurati simultaneamente e senza alcuna spiegazione dalla rete sociale Twitter, mentre era in corso un discorso il presidente del Paese, Miguel Díaz-Canel. In dettaglio, decine di account twitter di giornali come Mesa Redonda (@mesaredondacuba), Cuba Debate (@cubadebate), come altri diversi giornali asocciati, sono stati sospesi un minuto prima dell’inizio dell’apparizione del Presidente.
L’Unione dei giornalisti di Cuba (UPEC) ha fermamente condannato questo “atto di censura di massa” che “calpesta palesemente i diritti dei comunicatori” e “tenta di mettere a museruola un evento informativo di prim’ordine”. “Chiediamo che gli account bloccati che in nessun caso hanno violato le politiche di Twitter vengano ripristinati immediatamente”, afferma una nota UPEC.
Nel suo discorso, Díaz-Canel ha presentato le misure che il suo governo ha adottato in merito al rafforzamento del blocco degli Stati Uniti, che ha avuto ripercussioni sulla nazione caraibica in settori quali la produzione di energia, la distribuzione di prodotti e alcuni servizi pubblici. La scorsa settimana, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti aveva introdotto modifiche al regolamento sul controllo delle attività di Cuba che limitano l’invio di rimesse e transazioni bancarie al fine di limitare l’accesso alla valuta estera da parte del paese latinoamericano.
Nelle scorse ore il social network Facebook ha bloccato per tre giorni l’accesso alla propria pagina per la caporedattrice di Sputnik e del canale televisivo Russia Today, Margarita Simonyan. Fatto che a prima vista sembra non essere collegato al precedente. Ad annunciarlo è stata la stessa Simonyan con un post su Twitter, in cui si meraviglia del blocco e lo commenta con queste parole: “Mi hanno bannata su Facebook. Stiamo cercando di capire il perchè. Intanto medito su Internet libero, la libertà di parola, e tutte queste cose”.
Margarita Simonyan definisce l’azione di Facebook ai suoi danni un “gesto di censura”.
In entrambi i casi comunque né Facebook e né Twitter sembrano aver dato per ora spiegazioni in merito. Concludendo ironicamente ci verrebbe da dire: meno male che siamo nel libero e democratico occidente, mica come in Russia, in Cina, in Venezuela o chissà dove. Siamo quindi sicuri che verranno fornite spiegazioni valide al più presto…Forse…
Tratto da: L’ANTIDIPLOMATICO, Sputnik Italia
A cura di VivereInformati