di Valeria D’Autilia
Al lavoro nelle campagne dall’alba al tramonto, senza ferie né giorni di riposo, per meno di due euro all’ora. La sua casa era il cassone di un camion e, per bere e lavarsi, usava la stessa acqua degli animali. Sfruttato da mesi da quell’uomo, titolare di un’azienda del barese, che lui chiamava “padrone”. Vittima un cittadino bengalese di 24 anni, senza permesso di soggiorno, che lavorava anche per 14 ore di fila e in assenza delle minime condizioni igieniche e di sicurezza. Mai una visita medica che ne accertasse le condizioni di salute, mai una tregua: il pastore, impiegato in nero come factotum, si occupava della mungitura, del pascolo e della pulizia del gregge, per un compenso di 1,80 euro all’ora, in violazione del contratto nazionale che ne prevede almeno 10. Inoltre, da due mesi, non percepiva neppure quel poco. Soldi che gli servivano per mantenere moglie e figli, rimasti nel paese di origine. Senza fissa dimora, a lui il proprietario dell’impresa agricola e di allevamento ovini aveva riservato un alloggio fatiscente, un container di alluminio. Per cucinare tra quelle lamiere usava una bombola di gas, mentre per i servizi igienici si serviva di un pozzo, lo stesso utilizzato dagli animali per abbeverarsi.
Prima una serie di appostamenti, poi i controlli e il racconto del giovane: sono stati i carabinieri a scoprire quanto accadeva in quelle campagne di Casamassima. L’imprenditore 46enne, pregiudicato per altri reati, è stato arrestato con l’accusa di sfruttamento del lavoro e favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Per lui, che ora si trova ai domiciliari, anche una sanzione di 60mila euro e la sospensione dell’attività produttiva.
Un altro caso analogo
Soltanto due settimane fa, nella vicina Gioia del Colle, era stato scoperto un caso analogo, in una masseria a conduzione familiare che allevava bovini e commercializzava prodotti agricoli. Lì i due pastori, un giovane gambiano di 26 anni e un indiano di 30, ricompensati con una cifra analoga, dormivano nella stalla insieme agli animali e si lavavano con l’acqua del pozzo utilizzata per la fattoria. Anche in quel caso, arrestati i titolari. “Siamo impegnati – fanno sapere dalla task-force contro il caporalato – per contrastare questi fenomeni. Stanno emergendo realtà con centinaia di capi di bestiame e un impatto sull’economia locale che usano manodopera fantasma, approfittando dello stato di bisogno di queste persone”.
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