Terremoto nel Dap: dopo Basentini si dimette anche Giulio Romano, direttore ufficio detenuti

Terremoto nel Dap: dopo Basentini si dimette anche Giulio Romano, direttore ufficio detenuti

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Dopo Francesco Basentini si dimette un’altra figura di riferimento all’interno del Dap: Giulio Romano, non è più il direttore dell’Ufficio detenuti del Dipartimento dell’amministrazione penitenziario, e tornerà al suo precedente incarico in Cassazione.
A riportare la notizia era stato il sito “poliziapenitenziaria.it” ed ha rapidamente trovato riscontro. “Non sono stati ancora resi noti i motivi ma, molto probabilmente, la vicenda è da ricondurre alla disastrosa gestione delle scarcerazioni dei boss e, prima ancora, alla famosa circolare” del 21 marzo. Un documento che, come hanno evidenziato diversi magistrati tra cui il Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, ha dato un contributo all’emorragia con cui numerosi detenuti, tra 41 bis ed Alta sicurezza, hanno ottenuto i domiciliari durante il periodo d’emergenza del coronavirus.
In quella famosa circolare, datata 21 marzo, firmato dalla dirigente Assunta Borzacchiello e trasmessa per conto del Direttore generale Romano a tutti i penitenziari italiani, con un oggetto generico “Segnalazione all’autorità giudiziaria”, si invitava a comunicare “con solerzia alla Autorità giudiziaria, per le eventuali determinazioni di competenza”, il nominativo di quei detenuti che hanno più di 70 anni e sono affetti da determinate patologie.
Ciò avveniva appena quattro giorni dopo l’approvazione del decreto Cura Italia, con cui il governo affrontava il problema del sovraffollamento, prevedendo gli arresti domiciliari per i detenuti che abbiano una condanna “non superiore a 18 mesi, anche se costituente parte residua di maggior pena” e con cui si interveniva specificatamente per quelle posizioni già in “esecuzione di pena” e non potevano rientrare nella casistica tutti quei soggetti che avevano commesso reati gravi (come ad esempio quelli richiamati dall’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario, maltrattamenti in famiglia o stalking).
E’ emerso in questi mesi che, anche sul presupposto di quella circolare, vi sono state diverse richieste, da parte di boss mafiosi, per ottenere misure alternative al carcere.
Un’emorragia su cui è stato posto in parte rimedio poche settimane fa con i nuovi decreti legge che hanno portato i Tribunali di Sorveglianza a rivalutare alcuni provvedimenti adottati.

Tratto da: Antimafiaduemila

Cronaca Italia