Nel post del 10 febbraio ci siamo chiesti come mai Alitalia, giudicata la compagnia più efficiente d’Europa, capace di compiere il percorso Milano Malpensa New York con un’ora di anticipo rispetto alle altre compagnie, si trovi in situazioni finanziarie prossime al fallimento.
Abbiamo posto in primo piano la situazione economica generale e, privilegiando il principio di buona fede, abbiamo messo come causa di secondo ordine la cattiva gestione dell’impresa.
Oggi, le notizie che ci provengono dalla stampa ci fanno mettere invece in primo piano, purtroppo, il comportamento dei manager della nostra compagnia di bandiera.
Non ci esprimiamo in termini di giudizio sull’operato altrui, perché, secondo l’articolo 27 della Costituzione, l’imputato non è considerato colpevole fino alla condanna definitiva, ma, ponendo solo come ipotesi quello che si legge dai giornali, possiamo pensare che questi manager sono stati effettivi traditori della patria.
Gli amministratori delegati e i commissari che si sono succeduti nella gestione dell’azienda hanno commesso, sempre a quanto ci dice la stampa, falsi in bilancio e altri reati per favorire la compagnia araba Ethiad, alla quale Alitalia ha dovuto cedere le rotte più remunerative, spogliandosi dei grandi guadagni che con quelle rotte si ottengono.
Ethiad era compartecipe della compagnia Alitalia al 49%, che è la quota massima stabilita dall’Unione europea, ma in realtà era l’effettivo padrone della compagnia stessa e i governi Letta e Renzi non si sono mai accorti di questa sottrazione fraudolenta dei nostri profitti.
Altro colpo decisivo contro l’economia italiana è derivato dall’improvvisa liquidazione di Air Italy, anche questa compartecipata dagli arabi al 49%, ma, in effetti, in proprietà solitaria degli arabi stessi.
I sindacati si erano accorti di questa anomalia e l’avevano più volte segnalata ai governi, ma questi hanno sempre fatto orecchie da mercante.
Ora la situazione è gravissima, soprattutto perché vanno sul lastrico migliaia di famiglie.
Per evitare questo effetto occorre ricercare le cause. E le cause, come sempre abbiamo sottolineato, si riassumono in una sola: la “privatizzazione” di tutto il settore aereo.
Questo è il vero reato politico che sta a monte di tutti gli altri. Infatti i manager, i commissari, i rappresentanti di aziende straniere, hanno potuto agire indisturbati proprio perché membri di società private praticamente sottratte al controllo pubblico, cioè a un controllo penetrante e obiettivo che avrebbe potuto sradicare il male sin dalle sue radici, con provvedimenti che vanno dalla semplice censura alla destituzione.
Con la privatizzazione, invece, lo Stato si è privato di questi poteri e non ha altra arma se non quella di far ricorso al giudice civile aspettando i lunghi termini di tale tipo di processo. Solo en passant ci chiediamo cosa avrebbe potuto fare l’Italia se il corona virus fosse scoppiato nel nostro paese, il quale è stato privato del suo intero patrimonio pubblico cedendolo a persone incapaci e corrotte.
Cosa che invece la Cina è stata capace di fare costruendo ospedali da 1000 posti in sette giorni, poiché l’intero patrimonio pubblico nazionale è in mano dello Stato.
L’esempio è calzante per affermare che la soluzione più semplice per quanto ci riguarda è quello di nazionalizzare immediatamente Alitalia e Air Italy, tenendo presente che per tenere in vita Alitalia in una condizione che prelude inesorabilmente al fallimento, stiamo spendendo più di quanto occorre per la sua nazionalizzazione.
A questo punto, considerata l’inefficienza assoluta della nostra politica, non resta al Popolo che agire in prima persona, esercitando il suo “potere negativo” che la Costituzione gli concede attraverso il riconoscimento dello sciopero generale e la possibilità di ricorrere alla Corte costituzionale.
Agli scioperi penseranno i sindacati. Ai ricorsi in via incidentale alla Corte Costituzionale dovranno pensarci i giuristi, tenendo presente che, come sopra si diceva, le principali leggi incostituzionali da annullare sono quelle che hanno prodotto le “micidiali privatizzazioni”. Tali leggi sono contro gli interessi del Popolo italiano e a favore della finanza straniera, come dimostrano i fatti sopra elencati.
Dunque esse contrastano innanzitutto con l’articolo 1 della Costituzione, perché impediscono ai rappresentanti del popolo (sempre che si tratti di persone oneste) di esercitare i poteri sovrani in settori dell’economia che appartengono per Costituzione all’intero Popolo italiano. Esse inoltre violano in modo plateale gli articoli 41 e 42 della Costituzione (che sembra non legga nessuno ) che proteggono il patrimonio pubblico e prevedono la sua prevalenza costituzionale sulle proprietà private.
Si tratta dei servizi pubblici essenziali, tra i quali il servizio aereo, e della produzione, trasporto e distribuzione dell’energia, la quale, come è noto, riguarda l’elettricità, i carburanti e l’acqua (bene assolutamente primario anche sotto gli aspetti della vita personale di ciascun cittadino), i quali, ai sensi dell’articolo 43 della Costituzione e nella situazione che si è venuta a creare, devono essere assolutamente in mano pubblica o di Comunità di lavoratori o utenti.
Intanto si spera che la magistratura faccia il suo corso, ricercando anche le cause remote di questo immane disastro.
*Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”
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