Gli ambientalisti l’hanno ribattezzata NuclearTitanic o la Chernobyl on ice ed è la prima centrale nucleare gallegiante al mondo che da oggi è entrata ufficialmente in funzione in Russia. A dare notizia del debutto della Akademik Lomonosov la stessa Rosatom, il colosso nucleare con sede a Mosca che ha progettato la prima unità di alimentazione flottante ad energia atomica.
La Lomonosov è stata messa a punto per sostituire la troppo obsoleta centrale atomica di Bilibino e quella a carbone di Chaun nella remota Pevek, nella regione di Chukotka, nell’estremo oriente russo e da oggi è collegata alla rete elettrica. I residenti della città hanno salutato la notizia accendendo simbolicamente le luci delle fate sull’albero di Natale della città.
“Dopo la sua connessione alla rete, Akademik Lomonosov diventa la prima centrale nucleare al mondo basata sulla tecnologia di classe SMR per generare elettricità – ha dichiarato il direttore generale di Rosatom, Alexey Likhachev – Questa è una pietra miliare notevole sia per l’industria nucleare russa che per quella mondiale. Questo è anche un passo importante per stabilire Pevek come la nuova capitale energetica della regione ”.
La centrale galleggiante ha navigato per 17 giorni da Murmansk a Pevek percorrendo quasi 3000 miglia nell’Artico con due reattori nucleari da 35 megawatt a bordo. In costruzione dal 2006, la Lomonosov dopo aver attraversato i mari di Barents, Kara e Laptev, è giunta a settembre a destinazione e oggi ufficialmente in funzione.
Il progetto è stato accolto da una parte in maniera entusiasta, dall’altra fortemente criticato per i potenziali rischi derivanti dalle scorie e da possibili incidenti.
“Per le regioni difficili da raggiungere, con un clima che è allo stesso tempo troppo rigido per sostenere l’uso di energie rinnovabili e troppo fragile per continuare la sua forte dipendenza da i combustibili fossili, queste piccole centrali nucleari, comprese quelle galleggianti, sono l’unica risposta – ha dichiarato Kirsty Gogan, a capo della ONG Energy for Humanity, di Londra – Akademik Lomonosov è il primo passo verso la dimostrazione del suo potenziale di decarbonizzazione dell’Artico e oltre ”.
Non si fanno attendere le critiche delle associazioni ambientaliste , tra cui Greenpeace, che temono proprio per l’Artico, un territorio troppo fragile e incontaminato che non potrebbe sostenere un’eventuale esplosione essendo la centrale, tra le altre cose, soggetta a continue tempeste. Una potenziale “Chernobyl sul ghiaccio”, appunto.
Ma la Russia è solo all’inizio e nei prossimi 10 anni prevede di costruire altre centrali nucleari galleggianti da portare nelle zone più remote dello Stato.
Fonte: GreenMe