La Commissione antimafia racconta l’evoluzione della mafia calabrese, tra segretezza, “regole speciali” ed entità esterne
Di Jamil El Sadi, tratto da: Antimafiaduemila
La ‘Ndrangheta non è soltanto un’organizzazione criminale di tipo mafioso con caratteristiche sovranazionali, bensì “un vero e proprio sistema di potere ben ramificato” e “unitario”, dotato di gerarchie “visibili” e caratterizzato dalla presenza di “associati occulti” che, come tali, “non devono in alcuna occasione essere dichiarati ai componenti della struttura di base, in quanto chiamati ad operare in contesti ‘riservati’, mediante strutture apicali ‘segrete’ la cui esistenza è nota solo ad una ristretta, e selezionatissima, cerchia di affiliati di rango elevatissimo”.
Ad affermare tutto ciò è la “Relazione sui rapporti tra la criminalità organizzata e Logge massoniche” scritta dalla Commissione parlamentare antimafia. Un documento dettagliato che analizza il percorso evolutivo della ‘Ndrangheta sulla scorta degli atti del processo “Gotha” – condotto dal pm di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo – e di inchieste come “Meta”, “Crimine” e “Infinito”.
La “testa pensante” della ’Ndrangheta – si legge nel documento – è “riservata, occulta, massonica o invisibile (la direzione strategica) caratterizzata da una composizione mista (le cosiddette ‘entità integrate’)”. Accanto ai massimi esponenti della ‘Ndrangheta “visibile” – “scelti tra coloro i quali sono in possesso non solo di doti apicali, come tali abilitati a comporre la Provincia (direzione organizzativa), ma anche di cariche speciali, come tali abilitati a dirigere gli ulteriori organismi decisionali (direzione operativa)” – “vi prendono parte, quali associati ‘occulti’, soggetti qualificati provenienti da convergenti contesti operativi ai quali sono delegati i compiti di curare, riservatamente, lo stabile collegamento funzionale tra la componente apicale ‘visibile’ dell’organizzazione di tipo mafioso e le organizzazioni massoniche coperte, quali indispensabili interfacce con gli ambienti politici, istituzionali, imprenditoriali e professionali”, continua il documento.
A garanzia dell’efficienza dell’organizzazione criminale ‘ndranghetista, intesa come complesso sistema criminale, “è stato necessario creare al suo interno una ulteriore componente di livello strategico”, composta da “comitato ristretto” di “teste pensanti cui affidare in esclusiva il compito di applicare le regole speciali, eseguire i programmi ed attualizzare la prima struttura riservata della ‘Ndrangheta: ‘la Santa’”. Questo dettame speciale è costituito da “regole segrete che disciplinano le attività della ‘componente apicale riservata’ (da considerare l’evoluzione della ‘società di Santa’), interna alla ‘Ndrangheta”. Queste “si pongono in rapporto di specialità”, e come tali “prevalgono sulle regole tradizionali di base, che continuano a trovare puntuale applicazione nei confronti degli appartenenti alle componenti “visibili” della medesima organizzazione di tipo mafioso”. Inoltre, le regole speciali, “dettate soprattutto al fine di preservare e proteggere la struttura apicale riservata, sono caratterizzate da estrema rigidità applicativa tanto da impedire l’ingresso in apparati massonici ‘regolari’ agli appartenenti alla ‘Ndrangheta ‘visibile’ e, viceversa, impedire l’ingresso nella ‘Ndrangheta ‘visibile’ di componenti soggettive provenienti dalle organizzazioni massoniche riconosciute”. Grazie a questo regolamento, l’ingresso nella struttura apicale riservata è consentito solo agli “appartenenti alla massoneria coperta”: “solo il massone ‘coperto’ – ovvero colui che è sconosciuto come tale anche ai suoi confratelli di loggia – è abilitato ad entrare nella predetta struttura occulta di vertice della ‘Ndrangheta, esattamente come solo l’appartenente alla ‘Ndrangheta dotato di gradi elevatissimi (‘sovradoti’) o investito di cariche speciali può fare ingresso nella ‘massoneria coperta’”. Il doppio regime di segretazione “è imposto al fine di preservare tanto la componente ‘laica’ (così sono indicati nel gergo di ‘Ndrangheta i cosiddetti ‘massoni’) della ‘Ndrangheta ‘invisibile’ (che per i gradi più bassi non esiste) che quella ‘cardinalizia’ (quelli che alle origini erano i cosiddetti ‘santisti’), con l’evidente fine di creare una falsa rappresentazione della realtà in cui i gradi inferiori sono portati a pensare che i rapporti riservati dei grandi capi siano riferibili ad ambienti esterni all’organizzazione criminale, che invece trova nella direzione strategica ‘occulta’ (composta da ‘santisti’ e ‘massoni’ nelle accezioni appena riportate) il suo più alto consesso decisionale”, si legge. È il processo che – secondo gli atti a disposizione della Commissione parlamentare antimafia – viene definito della “scotomizzazione”, che “ha lo scopo di trasformare definitivamente la ’Ndrangheta da organizzazione per delinquere di tipo mafioso (operante su tipo territoriale) a principale agenzia criminale del pianeta: per raggiungere tale determinante risultato, le grandi famiglie dei tre mandamenti (soprattutto De Stefano, Piromalli e Nirta ‘La Maggiore’) capiscono che è necessario creare zone d’ombra, sfruttare i pregiudizi e gli stereotipi mentali, i preconcetti e le precomprensioni degli appartenenti ai livelli inferiori”.
Tornando ai “soggetti ulteriori” interni alla ‘Ndrangheta, invece, il documento sottolinea come questi siano “riservati” o “segreti” rispetto a quelli provenienti direttamente dal contesto criminale di tipo mafioso. “Il fine primario di questa originale soluzione organizzativa è quello di scongiurare il rischio della duplicazione di strutture apicali già esistenti, con il conseguente ingenerarsi di equivoci verso le altre componenti del medesimo sistema criminale, di rango meno elevato, in relazione alle specifiche competenze di ognuno – ha scritto la Bicamerale –. Così, per evitare tale pericolo, è stato creato qualcosa di assolutamente nuovo, di talmente riservato da non poter in nessun caso essere percepito come esistente dai livelli intermedi e di base, che per loro natura hanno bisogno di regole certe, di soggetti riconoscibili e soprattutto di capi autorevoli dotati di una importante, e riconoscibile, storia criminale”.
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