Cancellare la riforma della prescrizione introdotta nel 2019 dalla cosiddetta legge Spazzacorrotti, che blocca il decorso del termine dopo la sentenza di primo grado. A favore di questo obbiettivo è stata un’alleanza inedita, una sorta di maggioranza allargata Azione-Iv-FdI-Lega-FI.
La Spazzacorrotti aveva apportato delle modifiche al codice penale e al codice di procedura penale con l’obiettivo di potenziare l’attività di prevenzione, accertamento e repressione dei delitti contro la pubblica amministrazione italiana, istituendo anche la possibilità di indagini con agenti sotto copertura, ed era entrata in vigore il 31 gennaio di tre anni fa, dopo essere stata approvata in via definitiva dal Senato il 18 dicembre 2018, risolvendo molte delle numerose raccomandazioni del Greco (Gruppo di Stati contro la corruzione) nei confronti dell’Italia in materia di corruzione.
L’approvazione dell’odg conferma l’intenzione del governo di smantellare tutte le previsioni più importanti della legge anticorruzione, dopo la restituzione dei benefici penitenziari ai condannati per reati contro la p.a. (approvata con un emendamento allo stesso dl Rave) e il disegno di legge per impedire di far ricorso alle intercettazioni mediante trojan nelle indagini su quegli stessi reati.
Dopo il primo colpo assestato con l’ordine del giorno, Il Terzo polo ha già pronto un ddl per il ritorno alla prescrizione pre-Bonafede. Il via libera dell’Aula all’ordine del giorno a prima firma del vicesegretario di Azione e presidente della Giunta per le Autorizzazioni Enrico Costa, noto per le sue posizioni iper-garantiste. Con 186 voti favorevoli, 115 contrari e 1 astenuto, l’odg impegna il governo “a predisporre, con una rivisitazione organica, il ripristino della disciplina della prescrizione sostanziale in tutti i gradi di giudizio, rimuovendo le criticità attuali derivanti dalla legge 3 del 2019”. “Il Parlamento ha presentato un ordine del giorno per chiedere il ritorno alla prescrizione come era prima della modifica del ministro Bonafede, sul quale il governo ha dato un parere favorevole. L’indicazione la recepiamo e secondo me è di buon senso, il tornare alla prescrizione che è un fondamento dello stato di diritto”, esplicita il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. “L’ordine del giorno del Terzo Polo sulla prescrizione è una delega in bianco al governo che noi non vogliamo dare – spiegava Devis Dori, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra in commissione Giustizia della Camera – nella scorsa legislatura sono state apportate correzioni alla norma. Non si può riformare la prescrizione ogni sei mesi”.
L’effetto della norma Bonafede in realtà era già stato neutralizzato dalla riforma del processo penale varata da Marta Cartabia, che ha introdotto il meccanismo dell’improcedibilità: anche se la prescrizione sostanziale (cioè l’estinzione del reato) non esiste più dopo la sentenza di primo grado, il processo “muore” comunque se non si conclude entro due anni in Appello e un anno in Cassazione (con alcune eccezioni per i fascicoli particolarmente complessi).
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Tratto da: Antimafiaduemila