Il governo tedesco prova a lanciare “il salvagente” alla sua economia
Di Laura Ru
Il cancelliere tedesco Olaf Scholzō ieri era a Pechino per incontrare il presidente cinese Xi Jinping. In tempi normali la notizia non farebbe nessun rumore, poiche’ la Cina e’ il primo partner commerciale della Germania e la Germania e’ il primo partner commerciale europeo della Cina. Ma la visita in questo momento assume un valore simbolico molto importante.
L’economia tedesca si trova sull’orlo del baratro e se gli USA intendono imporre regole unilaterali che mirano a cancellare la cooperazione economica con Cina e Russia, la Germania sa che non se lo puo’ permettere. Il lento suicidio economico dell’Europa non e’ una morte dolce, e chi detiene le leve del potere economico e finanziario in Germania comincia ad averne abbastanza dei conti in rosso. Quanto ai comuni cittadini, a chiedere o ad accettare sacrifici per motivi ideologici e’ rimasta solo una minoranza di fanatici e il governo di Scholz ha toccato i limiti negativi di popolarita’.
Se una normalizzazione dei rapporti con la Russia e’ al momento impossibile per Scholz, esiste pero’ la possibilita’ di riconfermare la stabilita’ dei rapporti con Pechino, per lanciare un salvagente all’economia tedesca. L’amministratore delegato di Deutsche Bank faceva parte della delegazione e ha spiegato ai media cinesi che la banca intende emettere obbligazioni Panda sul mercato interbancario cinese e ha presentato domanda in questo senso alla People’s Bank of China, la banca centrale del Paese. La PBC, secondo il suo comunicato, accetterà ufficialmente la richiesta a breve. I panda bond sono titoli di debito denominati in yuan venduti da banche straniere in Cina.
Cio’ indica la fiducia di Deutsche Bank nelle prospettive del mercato finanziario cinese e nello yuan.
Secondo quanto riportato dai media, della delegazione facevano parte anche gli amministratori delegati di BASF SE, Bayer AG, BMW AG, del gruppo farmaceutico Merck KGaA e di Wacker Chemie AG.
La visita di Scholz in Cina potrebbe anche spingere alcuni dei suoi colleghi europei ad adottare un approccio più pragmatico e meno ideologico nei confronti della Cina.