Sempre più impianti di produzione di acciaio in Europa stanno chiudendo, alcuni totalmente, altri parzialmente, chiudendo solo alcune linee produttive principali o secondarie. Ormai non bastano più le dita delle mani per contare il numero di impianti che non sono operativi e, come sapete, non si tratta di piccole aziende, ma di strutture che impiegano migliaia di dipendenti e impattano su una catena di forniture enorme. Comunque l’immagine sottostante vi fornisce l’ampiezza del fenomeno:
Questi dati poi vengono ulteriormente evidenziati dall’andamento della produzione di acciaio all’interno della UE, soprattutto se confrontato con quello degli anni precedenti, come potete vedere dal seguente grafico
A parte il COVID siamo in una situazione in cui la produzione dell’acciaio è in calo, e lo era già dal 2021. Con queste chiusure ulteriori dettagli MCM dobbiamo aspettarci un ulteriore calo dell’autput di acciaio. Questa materia prima è essenziale in una serie di produzioni che vanno dall’automotive, alla meccanica, perfino all’alimentare. Il fatto che chiudono le acciaierie significa che tutti questi settori dovranno dipendere maggiormente da produzioni importate. L’Europa si deindustrializza a tutta velocità.
Si ferma anche Acciaierie di Sicilia
Restano così a casa circa 500 dipendenti, compreso l’indotto, e cala la capacità produttiva della siderurgia italiana, alla quale Acciaierie di Sicilia apporta circa 500mila tonnellate annue. Il nuovo fermo del siderurgico di Catania allarma i sindacati. Le rappresentanze di Fiom e Uilm parlano di azienda “a rischio” e si dicono “preoccupate” per un possibile “nuovo dramma occupazionale e sociale”. La chiusura – proseguono i sindacati metalmeccanici – “arriva dopo appena una settimana di lavoro e un’altra è stata annunciata per la prossima settimana”. Regione e Governo “continuano a non intervenire e a rimanere in silenzio”.
E sottolineano che l’energia in Sicilia e Sardegna “costa più che nel resto d’Italia, ma nessuno fa nulla per rimediare a questa stortura”.
“Siamo ormai stanchi, siamo pronti alla mobilitazione se non arriveranno risposte in tempi brevi – annunciano – È necessario fare subito qualcosa di concreto o ci ritroveremo, ancora una volta, a gestire una situazione che rischia di diventare esplosiva”.
Fonti: Scenari economici, il Fatto Quotidiano
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