Di Danilo Zuccalà
Se prendo la dichiarazione massimalista di Macron che annuncia di fatto ai popoli europei la fine dell’era dell’abbondanza, ovvero la chiusura definitiva dell’esperimento socialdemocratico europeo basato sui consumi di massa (già sotto attacco da 30 anni con i trattati europei) e sui diritti sociali (scuola, sanità, lavoro) e lo metto insieme con un Boris Johnson ospite il 24 agosto dell’Ucraina nel giorno della sua indipendenza accolto con un florilegio di bandiere britanniche come se si trattasse di una colonia del Commonwealth d’altri tempi, a cui seguono dichiarazioni di rinnovata aggressività da parte di Kiev che straparla addirittura di vittoria finale e ripresa persino della Crimea (!).
Ci unisco le dichiarazioni della Truss (probabile prossimo primo ministro inglese) che parla con nonchalance di uso dell’arma atomica seguita da molti ufficiali inglesi che scrivono apertamente di come si aspettano un allargamento del conflitto e stanno preparando le loro truppe al fatto che molti di loro non torneranno a casa, ecco, se unisco questi puntini mi viene in mente una cosa: se Macron e Scholz faranno accettare agli europei la fine del loro stile di vita come lo hanno conosciuto negli ultimi 70 anni, forse, il conflitto nucleare non ci sarà (secondo noi di VI è da escludere, per decine di milioni di persone vorrà dire morire di fame e di freddo).
Ma, se qui in Europa qualcuno non dovesse starci, non tanto tra i governi, ma se dalle popolazioni inferocite dovesse emergere una qualche forza in grado di mettere in discussione questo nuovo corso, a Washington e Londra non hanno il ben che minimo dubbio che il conflitto sarà l’unica soluzione possibile.
P.S. Qui da noi la fine del poco di socialdemocrazia rimasta la chiamano Agenda Draghi: li avete visti in questi giorni tutti appassionatamente uniti a Rimini. Stanno allestendo il funerale al paese tra un cocktail e una standing ovation al Migliore dei Migliori.
Tratto da: Giubbe Rosse