La scorsa settimana Ispra, ha presentato il rapporto annuale sul consumo di suolo. Un fenomeno che nel 2021, ha registrato il picco più alto dell’ultimo decennio, e che vede la Puglia, con le provincie di Bari e Lecce protagoniste in negativo
Di Nico Catalano
Tra il 2006 e il 2021, ogni anno in Italia sono stati consumati circa mille centocinquanta chilometri quadrati di suolo a causa dell’espansione urbana e delle reti infrastrutturali. Nel nostro Paese, in ogni secondo dello scorso anno, oltre due metri quadrati di suolo, sono stati occupati da cemento e asfalto, con un consumo di territorio pari a circa diciannove ettari al giorno. In un anno, pertanto, sono stati occupati da nuove coperture artificiali oltre settanta chilometri quadrati di suolo, con cemento e asfalto che già ricoprivano quasi ventiduemila chilometri quadrati del territorio italiano.
Sono i preoccupanti dati pubblicati con l’ultimo rapporto presentato la scorsa settimana dalla Snpa 2022 di Ispra, sul consumo di suolo in Italia, un increscioso fenomeno che nell’ultimo anno, ha registrato il picco più alto dell’ultimo decennio. Sempre secondo il report annuale dell’Istituto Superiore per la Protezione Ambientale, nel 2021 in Italia, i soli edifici rappresentano il venticinque per cento dell’intero suolo consumato, pari a quasi cinquemila e quattrocento chilometri quadrati: un territorio grande quanto la Liguria. L’occupazione del suolo a causa dell’espansione edilizia registra un aumento costante, difatti lo scorso anno circa mille e duecento ettari di bosco, suolo agricolo e incolto improduttivo hanno lasciato il posto a case, edifici e palazzi sia nelle aree urbane che in quelle rurali. Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Piemonte sono le regioni che annoverano maggiori valori di superficie invasa da edifici rispetto al numero di abitanti, tutte ben oltre i centoventi metri quadrati per abitante, mentre i valori più bassi si registrano nel Lazio e in Campania con circa cinquanta metri quadrati per abitante, a fronte di una media nazionale di novanta metri quadrati per abitante.
Un consumo di suolo pro capite, che secondo il rapporto annuale aumenta nel nostro Paese in modo esponenziale, passando dai circa 349 metri quadrati per abitante registrati nel 2012 ai circa 363 del 2021. Un trend in crescita non omogeneo in tutto il territorio nazionale, con regioni come la Valle d’Aosta che registrano un incremento inferiore, e altre come la Lombardia, Veneto e Emilia Romagna che segnano incrementi cospicui rispetto all’anno precedente. Tra le regioni che registrano maggiori incrementi, con circa 500 ettari di suolo consumati in più rispetto al 2020, vi è la Puglia, con le provincie di Bari e di Lecce sul podio tra le prime dieci provincie italiane per consumo di suolo. Rispettivamente, con circa 39 mila ettari per quella barese e 37 mila ettari per quella salentina di suolo consumato in più lo scorso anno, un incremento in percentuale rispetto al 2020 del nove per cento la prima, e addirittura del quattordici per cento la seconda.
Tra le realtà pugliesi dove si registra una maggiore percentuale di consumo di suolo rapportata alla superfice comunale vi sono la città di Bari, il comune di Modugno nel barese e quello di Aradeo nel territorio salentino. Il consumo di suolo, causa una perdita economica al nostro Paese di circa otto miliardi di euro l’anno, dovuta alla scomparsa di aree verdi, biodiversità, e dei servizi ecosistemici che rende le città cementificate e impermeabilizzate preda di ondate di calore devastanti, generando inoltre quel dissesto idrogeologico foriero di allagamenti, frane e smottamenti. Inoltre il dissennato consumo del suolo contribuisce ai fenomeni erosivi, alla desertificazione e ai cambiamenti climatici purtroppo in atto. Una situazione quasi insostenibile che ha delle responsabilità precise in una politica che simile agli struzzi continua a tenere la testa nella sabbia.
Tratto da: Il Sudest.it
Foto: Oxfam International
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