Il documento inviato dall’Arera a governo e Parlamento spiega che in assenza di interventi l’aumento per il trimestre ottobre-dicembre sarebbe “di oltre il 100% rispetto al trimestre in corso” e il rinnovo degli sconti, atteso a giorni, lo calmiererà solo in parte. Si arriverà a livelli “difficilmente sostenibili per tutti i consumatori, non solo domestici”. Non solo: la “forte incertezza circa la disponibilità effettiva di un’adeguata offerta di gas naturale per il prossimo inverno” comporta “difficoltà a reperire sui mercati all’ingrosso i volumi necessari per soddisfare la domanda”
Di Chiara Brusini
“Sarà un autunno complesso“, ha detto Mario Draghi la settimana scorsa dopo aver annunciato che il governo in carica per gli affari correnti varerà a breve un nuovo decreto aiuti. A chiarire almeno in parte i contorni di quel che succederà dopo le elezioni ci ha pensato l’Autorità per l’energia (Arera), che in un documento inviato a Parlamento e governo ha suonato l’allarme. I partiti impegnati a litigare sui collegi sono avvertiti: nel trimestre ottobre-dicembre per i consumatori che si scaldano e cucinano con il gas arriveranno rincari senza precedenti. “Variazioni dei costi mai verificatesi“, è l’espressione utilizzata. Considerato che nei primi tre mesi del 2022 le bollette sono rincarate del 42%, l’authority prevede che andrà ancora peggio. Senza nuovi interventi l’aumento sarebbe “di oltre il 100% rispetto al trimestre in corso” e il rinnovo degli sconti sugli oneri generali di sistema, atteso a giorni, lo calmiererà solo in parte. Si arriverà a livelli “difficilmente sostenibili per tutti i consumatori, non solo domestici, con potenziali ripercussioni sulla tenuta dell’intera filiera“. Uno scenario definito “drammatico“.
Il documento, datata 29 luglio, è intitolato “Segnalazione dell’autorità di regolazione in relazione alle criticità legate agli elevati prezzi del gas naturale” causati dalla guerra in Ucraina e dall’”ormai conclamato uso del gas quale strumento di pressione sulle economie europee”. I toni sono decisamente allarmati. Arera ricorda che “l’attuale contesto di guerra ha determinato una situazione congiunturale di forte tensione, a livello nazionale e comunitario, sui mercati dell’energia, in particolare di quello del gas naturale, con prezzi nei mercati all’ingrosso che hanno superato i 200 €/MWh (più del doppio dei prezzi, già molto elevati, registrati nei mesi precedenti e pari a circa dieci volte i prezzi medi degli ultimi cinque anni)”. Ma i prezzi non sono l’unico problema: nonostante l’ottimismo ostentato dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, secondo cui l’Italia se la caverà senza razionamenti, l’autorità rileva che la “forte incertezza circa la disponibilità effettiva di un’adeguata offerta di gas naturale per il prossimo inverno” comporta “difficoltà a reperire sui mercati all’ingrosso i volumi necessari per soddisfare la domanda, inclusa quella per uso domestico e, per molti clienti finali, a concludere contratti di fornitura per il prossimo anno termico”. Cosa che fa presagire “una potenziale crescita dei casi di attivazione del servizio di default trasporto” e “un successivo trasferimento massivo dei clienti finali nei servizi di ultima istanza”.
Uno scenario di default a catena – “come, peraltro, già avvenuto in diversi Paesi europei” – che si ripercuoterebbe sull’equilibrio del sistema “producendo un aumento dei costi da socializzare a carico della generalità dei clienti finali”. Situazioni che del resto in alcuni casi “si sono già verificate nello scorso inverno e hanno comportato uno squilibrio del sistema per alcune centinaia di milioni di euro che potrebbero richiedere una socializzazione”.
In questo quadro, dice tra le righe l’authority guidata da Stefano Besseghini, il piano europeo per la riduzione volontaria dei consumi del 15% (peraltro con numerose deroghe) non è sufficiente: sono “di drammatica urgenza in considerazione dell’approssimarsi della stagione invernale e degli attuali livelli di prezzo” ulteriori interventi “a livello nazionale e, soprattutto, europeo”. Arera spinge per il varo di un tetto europeo ai prezzi.
Fondamentale, secondo i regolatori, “attuare misure volte a ripristinare un equilibrio tra domanda e offerta attraverso, da un lato, la riduzione della domanda su base volontaria da perseguire anche con apposite e indifferibili campagne di comunicazione, come già attuato con buoni risultati in altri Paesi europei, e dall’altro, attraverso l’identificazione di meccanismi per la gestione di interventi di contenimento della domanda in caso di emergenza”.
L’Italia cosa sta facendo su questi fronti? Non molto: per Cingolani grazie alla diversificazione degli acquisti di gas e (nel medio termine) delle fonti di produzione di energia siamo in una botte di ferro: “Nel breve termine (2022 e 2023) la riduzione dell’offerta dalla Russia è compensata dalle nuove forniture algerine; la cui società per altro è per metà di proprietà di Gazprom e non si capisce quindi come mai non si pensi a togliere le (auto)sanzioni suicide. Non c’è necessità di misure di contenimento drastico quindi, secondo Cingolani, della domanda da parte del settore industriale”, sarà sufficiente “abbassare di un grado e ridurre di un’ora il riscaldamento di case e uffici, sia pubblici che privati”, ha garantito il 27 luglio. Due giorni prima che Arera descrivesse un autunno “drammatico”.
Tratto da: Il Fatto Quotidiano