Report: elezioni a Palermo tra arresti e il ritorno dei condannati per mafia

Report: elezioni a Palermo tra arresti e il ritorno dei condannati per mafia

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Tempo di lettura: 3 min

di Antimafiaduemila

Negli ultimi giorni la campagna elettorale a Palermo ha visto ben due arresti, con l’accusa di scambio elettorale politico – mafioso, tra le file del centro – destra: l’8 giugno, era stato arrestato il candidato di Forza Italia Pietro Polizzi (in Corsa per il Consiglio Comunale), mentre il 10 dello stesso mese era stata la volta di Francesco Lombardo (FdI).

Inoltre si è manifestato anche il ritorno sulla scena politica anche il ritorno di Marcello Dell’Utri e Totò Cuffaro, due condannati per mafia (il primo per concorso esterno in associazione mafiosa, il secondo per favoreggiamento) che si sono spesi in primissima persona per appoggiare la candidatura a sindaco per il centrodestra dell’ex magnifico rettore Roberto Lagalla, oggi insediatosi ufficialmente al Palazzo delle Aquile.

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Totò “vasa vasa”, non ha concorso in prima persona, ma si è impegnato attivamente a sostegno di Lagalla in qualità di commissario della Dc Nuova.

L’ex senatore Dell’Utri, invece, fino a pochi giorni fa ha espresso il proprio gradimento senza nasconderlo (“Se avevo ragione a consigliare Lagalla? Mi sembra che mi abbiano ascoltato e hanno fatto bene. Il professor Lagalla è il più preparato e farà il botto, vedrete…“).

L’inchiesta di Luca Bertazzoni, andata in onda lunedì su Report ha mostrato proprio quello che è successo negli ultimi due giorni della campagna elettorale, tra parole di circostanza e ricomparsa ‘dell’usato sicuro’, il celeberrimo Scudo Crociato. Ma ripartiamo dall’inizio.

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Nell’inchiesta di Report è stato ricordato come il tentativo di costruire un’area di centro più estesa in Sicilia, era nato da una cena, svoltasi a ottobre nel Ristorante Enoteca Pinchiorri di Firenze, tra Matteo Renzi e il coordinatore di Forza Italia in Sicilia Gianfranco Miccichè. Sui giornali si era iniziato a parlare di ‘Forza Italia Viva’, ma un mese dopo dal palco della Leopolda, Matteo Renzi aveva lanciato la candidatura di Davide Faraone a sindaco di Palermo.

Ad aprile però Faraone aveva annunciato il suo ritiro dalla corsa come primo cittadino per il capoluogo siciliano. In compenso, aveva fatto sapere, che dava il suo sostegno a Roberto Lagalla, appoggiato, fino al quel momento, solo da Fratelli D’Italia e da Cuffaro.

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Marcello Dell’Utri insieme al suo avvocato, Massimo Krogh, in un frame d’archivio

Durante la trasmissione il neo sindaco ha dichiarato di non aver voluto né i voti di “Vasa vasa” né quelli di Dell’Utri. Tuttavia i numeri parlano chiaro: la Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro ha capitalizzato i voti e ha raccolto il 5,5% dei consensi e anche piazzato tre candidati nel Consiglio Comunale.

A fine di questa storia sarebbe da chiedersi anche dove sono andati i voti che i clan avevano promesso ai candidati della coalizione di centro-destra poi arrestati.

La mafia è indubbio che sia entrata a piedi uniti nella campagna elettorale. Ma la politica, sotto l’ombra della retorica garantista, ha fatto, come da prassi, orecchio da mercante.

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Da sinistra: Gianfranco Miccichè, Ignazio La Russa, Roberto Lagalla e Maurizio Gasparri

Guarda la puntata: rai.it

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