Lacrime e deflazione salariale: 30 anni e non sono ancora sazi

Lacrime e deflazione salariale: 30 anni e non sono ancora sazi

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Tempo di lettura: 2 min
Di Gilberto Trombetta
Tratto da: L’Antidiplomatico
In Italia veniamo da 30 anni di deflazione salariale e taglio della spesa pubblica.
A cui adesso si è aggiunta un’inflazione esogena (cioè importata) simile a quella causata dalle due grandi crisi petrolifere degli anni 70.
Solo che non abbiamo più né la scala mobile né la sovranità (monetaria e fiscale).
Qual è quindi la soluzione?
«Niente aumento dei salari e niente spesa pubblica aggiuntiva».
Se mai ce ne fosse bisogno, Visco ci ricorda che noi il nemico lo abbiamo innanzitutto in casa.
Il Governo Draghi, prono ai diktat della Commissione Europea (a sua volta prona ai diktat americani, in una tragica matrioska di servilismo), continua con le sanzioni alla Russia che danneggiano chi le impone (Italia e Germania su tutti).
Con l’annuncio dell’embargo dei 2/3 dell’import di gas russo, rischiano di diventare disoccupati circa 10.000 lavoratori (come se di disoccupati e sottoccupati ne avessimo pochi).
Intanto continua a crollare la manifattura italiana, che anche a maggio è scesa (passando da 54,5 di aprile a 51,9).
A risollevarci il morale ci pensa per fortuna Conte, che spera nel PD per il problema salari.
Che sarebbe come dire che uno si affida al fuoco per spegnere un incendio.
Perché, vale sempre la pena ricordarlo, il PD è il nemico numero uno dell’Italia, in generale, e dei lavoratori, in particolare.
Loro i salari lavorano solo per tagliarli.
Insomma, come diceva Flaiano, «in Italia la situazione politica è molto grave ma purtuttavia non è seria».

 

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