La crisi in atto ci svela la realtà di una società spietata costruita a danno delle giovani generazioni. E quindi contro il nostro futuro
Di Jacopo Brogi per ComeDonChisciotte.org
Un mondo buono dove non esistono ingiustizie ma soltanto opportunità. È ciò che la nostra generazione sta tramandando alla nuova.
Dove il denaro è la società; è il suo fine e la sua essenza. Una società tanto moderna e avanzata da risultare perfetta, dove
la mano invisibile delle forze di mercato, ossia l’interesse personale, guida l’economia sulla strada dell’efficienza collettiva (1)
Una società aperta, democratica, libera, inclusiva. Individualità materiale e non più spirituale: perchè frenare quando potresti andare molto più forte sull’autostrada del tuo successo?
Una società perfetta non ha bisogno di altro che validi ingranaggi, e l’ingranaggio difettoso, quello cedevole, non conforme, va sostituito. Non è adeguato ai giudizi di qualità, di valore e di merito.
Ci viene insegnato – e aspetto volentieri correzioni se dico il falso – che studiamo per poter lavorare, e non per accrescere la nostra cultura, per poi ritrovarci in un mondo del lavoro che ci chiede di ringraziare per l’opportunità di essere sfruttati, perché “è così che si fa esperienza”, e in cui dobbiamo augurarci di non essere una delle tre morti sul lavoro del giorno (2)
Così Emma Ruzzon, Presidente del Consiglio delle studentesse e degli studenti dell’Università di Padova durante le celebrazioni degli 800 anni dell’Ateneo (il 19 maggio us.) di fronte al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
E ha proseguito:
Ci dicono che le opportunità ci sono, che è il merito quello che conta. Sono desolata, ma temo sia un’affermazione che non trova riscontro nella realtà. Mentre i giornali lodano “chi consegue egregi risultati”, nella pagina a fianco riportano storie di studentesse e studenti che durante il loro percorso di studi compiono il gesto estremo, scelgono volontariamente la morte (3)
Troppo facile adesso tirar fuori le cifre dilaganti sulla disoccupazione e la precarietà giovanile, troppo facile parlare dei giovani italiani che emigrano in numero sempre maggiore. Inutile e dannoso continuare a diffondere la diceria – come fanno i grandi media – che i nostri giovani non hanno voglia di lavorare rispetto agli immigrati. Nel mentre, il governo dà un reddito di cittadinanza che rende sconveniente un salario vero, così misero, saltuario ed incerto rispetto ad un sussidio provvisorio ma, al contempo, garantito.
Come di consueto, non è soltanto sui numeri né sui cliché che vorremo concentrarci, ma sulle Persone.
Emma è stata chiara:
Ecco, se ora finalmente voleste chiedere a noi, alla mia generazione, come stiamo, credo che difficilmente potremmo rispondere che ci sentiamo una generazione libera, quantomeno di poter immaginare il futuro (4)
Fermi tutti! Com’è possibile che una gioventù altamente istruita, non riesca ad immaginare il proprio domani?
Il filosofo e sociologo francese Edgar Morin lo spiega così:
Scuola e università continuano a preparare specialisti disciplinari, mentre l’evoluzione della società e della scienza richiede la capacità di affrontare e comprendere problemi di natura globale e trasversale (5)
In sintesi: letterati che pochissimo sanno di economia, ingegneri o medici che non hanno mai letto di filosofia o di storia, se non didascaliche nozioni. Eppure ogni scienza ha implicazioni sociali.
Ancora Morin:
L’indebolimento della percezione globale della realtà attenua il senso della responsabilità, in quanto ognuno tende a rispondere solo del suo compito parcellizzato, così come all’indebolimento della solidarietà, poiché ciascuno percepisce solo il legame organico con la propria città e i propri concittadini (6)
Un ingranaggio deve funzionare, non ragionare. Altrimenti non è funzionale. A cosa? Al mercato, al grande business, ovviamente. Ed, in ultima analisi, a chi comanda.
Aver dislocato altrove la produzione ci ha impoverito economicamente; aver omologato i gusti e la cultura ha significato vendere – a basso costo – gli stessi prodotti in tutto il mondo (o quasi) e ciò ha reso intere generazioni estranee alla propria realtà fattuale.
Perchè la comprensione della realtà, della nostra realtà, si basa su idee, valori, informazioni ed esperienze che, nel tempo, abbiamo assimilato e su cui abbiamo faticosamente costruito identità, modi di pensare, comportamenti e scelte conseguenti.
Come analizzato da Karl Marx e Friedrich Engels:
Le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti; cioè, la classe che è la potenza materiale dominante della società è in pari tempo la sua potenza spirituale dominante.
La classe che dispone dei mezzi della produzione materiale dispone con ciò, in pari tempo, dei mezzi della produzione intellettuale, cosicché ad essa in complesso sono assoggettate le idee di coloro ai quali mancano i mezzi della produzione intellettuale.Le idee dominanti non sono altro che l’espressione ideale dei rapporti materiali dominanti, sono i rapporti materiali dominanti presi come idee: sono dunque l’espressione dei rapporti che appunto fanno di una classe la classe dominante, e dunque sono le idee del suo dominio.
Gli individui che compongono la classe dominante posseggono fra l’altro anche la coscienza, e quindi pensano; in quanto dominano come classe e determinano l’intero ambito di un’epoca storica, è evidente che essi lo fanno in tutta la loro estensione, e quindi fra l’altro dominano anche come pensanti, come produttori di idee che regolano la produzione e la distribuzione delle idee del loro tempo; è dunque evidente che le loro idee sono le idee dominanti dell’epoca (7)
La generazione Erasmus, rappresentata oggi pubblicamente da Emma Ruzzon, a cui è stato dipinto un mondo buono ed inclusivo, pronto a dare infinite opportunità, si trova spiazzata e delusa: sempre più precaria e colpevolizzata.
Eppure è proprio la Fondazione GaragErasmus, il simbolo di ciò che cercavano di spiegarci Marx e Engels: essa propone di introdurre chi ha partecipato al programma di libera circolazione ed istruzione studentesca della UE nel mondo del lavoro.
“Consente alle persone di avviare nuovi progetti e unirsi a quelli esistenti e pubblicare eventi. Coordiniamo le nostre attività con la Commissione Europea e gli altri membri dell’Erasmus Students and Alumni Alliance (ESAA)” (8).
E la sua filosofia di fondo è questa:
The best ideas in the world were all born in a garage
Le migliori idee del mondo sono nate tutte in un garage
Tradotto: Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft. Tutto è nato dai garage privati di Larry Page e Sergey Brin; Steve Jobs; Mark Zuckerberg; Jeff Bezos e Bill Gates.
L’idea migliore porta la maggior fortuna e con la giusta audacia si riuscirà a vincere la competizione e a macinare soldi. Tanti soldi.
Questo sogno è ormai diventato collettivo ed è alla portata di tutti, per il bene di tutti:
Voi potete aiutare le vite di molte persone nel mondo.
Se sarete in grado di infondere i vostri valori nel lavoro per aziende che servono al bene pubblico, allora riuscirete a creare un mondo migliore rispetto a quello che avete trovato
I profitti di aziende multinazionali sono ormai “bene pubblico”, parola dell’amministrazione delegato Tim Cook, Ceo di Apple, agli studenti della Bocconi (9).
Se invece usi ancora il tuo garage per piazzarci soltanto l’automobile, sei destinato, in qualche modo, a fallire nella vita.
In un sistema perfetto, se qualcosa non va, il problema sei tu.
Poco importa che la Fondazione GaragErasmus sia supportata, oltre che da istituzioni pubbliche (incluse università italiane ed europee), da una moltitudine di multinazionali tra cui Coca Cola, Siemens, Mercedes-Benz, HP e Manpower: quest’ultima, azienda leader nel business del lavoro (precario) in somministrazione.
Le opportunità ci sono: è soltanto il merito ciò che conta. Citando, di nuovo, Emma Ruzzon:
Ci viene insegnato che studiamo per poter lavorare, e non per accrescere la nostra cultura, per poi ritrovarci in un mondo del lavoro che ci chiede di ringraziare per l’opportunità di essere sfruttati, perché “è così che si fa esperienza”, e in cui dobbiamo augurarci di non essere una delle tre morti sul lavoro del giorno (10)
Prima di lei, era intervenuto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella:
Ringrazio la Magnifica Rettrice per l’invito a tornare qui, in questo Ateneo, in questa straordinaria ricorrenza. Ottocento anni sono un periodo straordinario, un ordine di grandezza che supera, travalica le abituali categorie temporali con cui ci confrontiamo di solito. Ed è una condizione che induce – vorrei dire quasi provvidamente costringe – a rifuggire da una tentazione diffusa, non soltanto in questo tempo ma sostanzialmente sempre: quella di rinchiudersi in un eterno presente, che fa ignorare l’esperienza del passato e fa trascurare le prospettive del futuro e le conseguenze dei comportamenti di oggi sul futuro. (11)
E ancora:
Questo Ateneo ha nel suo motto (Universa Universis Patavina Libertas: tutta intera, per tutti, la libertà nell’Università di Padova, ndr), come abbiamo sentito, la libertà. La libertà di insegnare, di approfondire, di ricercare liberamente (…).
La libertà non è divisibile, né socialmente, né territorialmente, perché la libertà in realtà si ottiene pienamente soltanto se ne godono anche gli altri. Perché si realizza insieme a quella degli altri. Non c’è libertà piena se gli altri ne sono privi. (12)
In un contesto civile dove vediamo quotidianamente i nostri diritti economici e sociali andar via via scomparendo trasformati in opportunità, dispensate à la carte secondo il volere di aziende multinazionali, fa strano sentir parlare di libertà individuale, quando essa è stata, e lo è tutt’ora, fortemente compressa.
Centinaia e centinaia di docenti e studenti, in questo ultimo anno, non hanno potuto insegnare, esaminare, studiare, perchè privi di un lasciapassare.
Anche altri milioni di persone, in tutta Italia, non hanno potuto lavorare, tra stipendi sospesi e licenziamenti.
Ancora oggi, alcune categorie del comparto sanitario, sono obbligate al vaccino pena l’impossibilità di esercitare la propria professione.
Nel comparto dell’istruzione ci sono demansionamenti, ossia punizioni politiche, in quanto si è disobbedito a misure governative.
Non è più possibile disporre liberamente del proprio corpo. Chi non è conforme alle regole va sostituito. Non è adeguato ai giudizi di qualità, di valore e di merito.
Peccato che Emma Ruzzon, Presidente del Consiglio delle studentesse e degli studenti dell’Università di Padova, non li abbia menzionati.
Ha chiuso così il suo intervento di fronte all’Ateneo e alla massima carica istituzionale del Paese:
Abbiate il coraggio di ascoltarci (13)
Ma, lei per prima, ha dimostrato di non aver ascoltato neppure quella parte dei suoi colleghi studenti che – proprio in quel momento – stavano manifestando al di fuori della cerimonia ufficiale, svoltasi a porte chiuse.
Queste le loro parole:
Nella storica Aula Magna è andata in scena una pomposa celebrazione della “libertà patavina”, quella stessa libertà che tuttavia negli ultimi due anni è stata violentemente negata a una parte di noi studenti. Noi non dimentichiamo chi, dal 1° settembre 2021, ci ha esclusi da tutti gli ambienti universitari, chi ha ignorato le nostre richieste di dialogo e i nostri appelli affinché l’università si schierasse nettamente contro l’aberrazione del Green Pass.
In questi due anni, siamo stati completamente ignorati e abbandonati da quelle stesse istituzioni che oggi si sono fregiate del titolo di baluardi della libertà. Nell’ultimo anno in particolare, siamo stati discriminati, derisi e insultati per le nostre idee e le nostre scelte in materia di salute personale. Come recita uno dei cartelli che abbiamo voluto esporre: “In università obbligo di lasciapassare, una vergogna da ricordare (14)
l’Università è morta col Covid
Sentenzia il Prof. Gustavo Piga (Economia politica, Università di Roma Tor Vergata) dalle colonne dell’Avvenire.
Il docente lancia l’allarme: l’uso perpetuo della didattica a distanza farà definitivamente scomparire gli studenti che, “come le lucciole di Pasolini, sono cominciati a scomparire in maniera fulminea e folgorante, divenendo un ricordo, abbastanza straziante, del passato” (15).
Ma quando hanno cominciato a scomparire? Il prof. Piga va a ritroso nel tempo ricordando le riforme, che hanno investito l’insegnamento e la didattica, intraprese dai vari governi negli ultimi decenni. E poi torna sulle modernizzazioni tecnologiche implementate a forza negli ultimi due anni e che non sembra saranno rimosse neppure dal prossimo anno accademico:
la dimostrazione che non sono state introdotte per proteggerci dal Covid ma banalmente per uccidere le ultime lucciole ancora in vita. Non è nemmeno da addebitare ai Rettori, ma ad un potere ben più ‘reale’ di cui, di nuovo parafrasando Pasolini, «noi abbiamo immagini astratte e in fondo apocalittiche: non sappiamo raffigurarci quali ‘forme’ esso assumerebbe sostituendosi direttamente ai servi che l’hanno preso per una semplice ‘modernizzazione’ di tecniche (16)
Il “Potere reale” di cui ci parla il prof. Piga è molto probabilmente nelle mani di chi detiene i mezzi finanziari e di produzione – anche tecnologica: giganti ormai di portata planetaria.
Basta vedere chi “vende” i propri servizi di didattica a distanza; per dirla con Tim Cook, sono proprio quelle “aziende che servono al bene pubblico”. (17)
Se gli individui che compongono la classe dominante sono i produttori delle idee dominanti di ogni epoca, è normale nell’era della tecnica e della tecnologia, dove il business globale occidentalocentrico move il sole e l’altre stelle, essere gestiti ed amministrati da scienziati, ingegneri informatici e commercialisti (più che da veri economisti).
Il buon senso, la logica, la giusta misura: la realtà. Incredibile quanto essa venga sconvolta o capovolta da impalcature culturali artificiali, calate dall’alto e tecnicamente amministrate. Che poi diventano Sapere, senso comune, attraverso il mondo dell’istruzione e dei grandi media.
La propaganda pervade ogni cosa.
Ancora Edgar Morin, sociologo:
C’è un deficit democratico crescente dovuto all’appropriazione da parte degli esperti, degli specialisti, dei tecnici, di un numero crescente di problemi vitali. Il Sapere è divenuto sempre più accessibile ai soli specialisti, la cui competenza in un dominio chiuso si accompagna a un’incompetenza quando questo campo è parassitato da influenze esterne o modificato da un evento nuovo (18)
L’uomo è un essere sociale, un animale politico (19), perchè tende per natura ad aggregarsi con altri individui e a costituirsi in società: eppure qualcuno lo vuole apolitico. Forse perchè la Politica è l’arte di governare proprio questa società, e ciò deve essere riservato a pochi, a qualcuno. Magari un tecnico, dei tecnici, per conto di banche e multinazionali. Certo, persone competenti, persone non elette da nessuno.
Conclude Edgar Morin:
In tali condizioni, il cittadino perde il diritto alla conoscenza. Ha il diritto di acquisire un Sapere specializzato compiendo studi ad hoc, ma è spossessato in quanto cittadino di ogni punto di vista inglobante e pertinente. Più la Politica diventa tecnica, più la competenza democratica regredisce (20)
Sarà per questo che ci fanno aspirare ad una vita di trionfi a dispetto degli altri, e allo stesso tempo ci formano ad una visione specialistica, e quindi parziale della realtà e delle scienze?
Ci hanno plasmato all’interesse individuale rispetto ad ogni sorta di responsabilità sociale; coltivato e conformato ognuno nel proprio campo; allattato a competenza e competizione. La vera sfida, è fra noi stessi e gli altri.
Argomenta il Prof. Gustavo Piga:
Il rifugiarsi dei tanti giovani, spaventati o annoiati, dietro telecamere spente che assomigliano, ai nostri occhi, a grotte buie senza fine, permette addirittura di attribuire loro la colpa di questa apparente sparizione. Sono loro i pigri, sono loro che desiderano rimanere a casa, evitare di spostarsi, fare domande, partecipare. Sono loro che ci abbandonerebbero se li (udite udite) obbligassimo al ritorno in presenza; non possiamo dunque fare altro che lasciarli rintanati nelle loro grotte. Ma nelle grotte i nostri giovani, Direttore, non studiano. Perché non si concentrano – è impossibile – specie quelli meno abbienti che sono costretti a vivere in ambienti angusti e congestionati da familiari.
Nelle grotte i giovani non si incontrano e non scoprono la diversità, ma la solitudine. Non trovano tutela e protezione, come nel Duecento, ma alienazione e depressione. La didattica del prossimo anno – confermata sempre più come ‘ibrida’ benché non motivata da una pandemia che pare abbiamo imparato a fronteggiare – peggiorerà la qualità dell’insegnamento e aumenterà le probabilità di abbandono e di ritardo nella laurea, fenomeni che ci piazzano già da anni agli ultimi posti nelle classifiche europee. Invece di approfittare di questo tempo per chiederci come rendere gli spazi universitari finalmente vivibili e attraenti, per riportare meglio di prima i nostri giovani ad una vita in comune, fatta di esplorazione e conoscenza reciproca e di lavoro in squadra, pensiamo invece a come migliorare le tecnologie per tenerli più lontani da tutto ciò.
Invece di generare persone che sappiano vivere con entusiasmo e carattere in comunità di diversi dove affinare il dialogo e la comprensione, stiamo ultimando il processo di creazione di persone incapaci di sfidarsi di fronte alle difficoltà inevitabili della vita. Al ‘potere reale’ va evidentemente bene così (21)
Se la guerra in Ucraina rappresenta lo spartiacque per la nascita di un mondo multipolare, gli ultimi due anni in terra italica hanno rappresentato anch’essi un punto di rottura tra una vecchia ed una nuova società.
Il sogno di un mondo buono e di uno Stato giusto e protettivo si è infranto in una realtà di diseguaglianza abissale e di nuove e vastissime povertà; una realtà di libertà fondamentali negate, inclusa la salute, individuale e collettiva, mai così strumentalizzata e tradita. Per non parlare della cultura.
Secondo lo psichiatria Vittorino Andreoli:
Gli intellettuali del nostro tempo giocano con le parole senza preoccuparsi delle idee dalle quali dovrebbero dipendere, semplicemente, le parole sostituiscono le idee mostrando in superficie di esprimerle. Non occorre pensare, basta giustificare le incoerenze del potere, per mantenerlo saldo e sempre più vasto (22)
Se un mondo buono non esiste e non è mai esistito, di fatto esiste un mondo reale fatto anche di persone buone.
Per il filosofo e sociologo Aleksander Dugin:
Essere giovani non è una malattia. Tutti lo siamo stati, per poi invecchiare. Ai giovani serve sempre un esempio da seguire. Mancano figure che possano essere d’esempio, sia nella vita privata che in quella pubblica (23)
Nelle nostre radici, nella nostra Storia, così come nelle nostre famiglie, nelle nostre amicizie, sicuramente troviamo figure positive, e spesso son proprio quelle – immerse anch’esse nella società liquida dello spettacolo e dell’apparenza, del narcisismo e dell’arroganza – che non fanno quasi mai notizia.
Ci faceva notare il grande Giacomo Leopardi (chissà se oggi avrebbe mai aperto un profilo Instagram):
È curioso vedere che quasi tutti gli uomini che valgono molto, hanno le maniere semplici; e che quasi sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco valore. (24)
Questo è ciò che la nostra generazione sta tramandando alla nuova: un mondo buono dove non esistono ingiustizie ma soltanto opportunità.
Questo è invece ciò che andrebbe trasmesso ai giovani per poter scorgere il futuro: esiste un mondo reale fatto di ingiustizie e, se non proviamo a cambiarlo assieme, sarà lui – prima o poi – a cambiare noi.
Di Jacopo Brogi per ComeDonChisciotte.org
NOTE
(1) = Stiglitz Joseph E, Premio Nobel per l’Economia (2001), “La globalizzazione e i suoi oppositori”, Einaudi 2002
(2) = Ruzzon Emma, Discorso pubblico inaugurazione 800° anno accademico Università degli Studi di Padova, 19 maggio 2022 – https://www.unipd.it/sites/unipd.it/files/2022/Intervento-Presidente-Consiglio-studenti-Emma-Ruzzon.pdf
(3) = Ibidem
(4) = Ibidem
(5) = Morin Edgar , “La testa ben fatta. Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero”, Raffaello Cortina, Milano 2000
(6) = Ibidem
(7) = Marx Karl – Engels Friedrich, L’ideologia tedesca, pp.44/45, Marx Engels, Opere complete – Vol. 05 (1845-1846), Editori Riuniti, Roma, 1972
(8) = https://garagerasmus.org/about-us-garagerasmus/
(9) = Cook Tim, Discorso pubblico inaugurazione Anno Accademico 2015/2016 Università Bocconi, Milano – http://www.repubblica.it/tecnologia/2015/11/10/news/apple_tim_cook_alla_bocconi_innovare_rispettando_l_ambiente_-127031333/?refresh_ce
(10) = Ruzzon Emma, Discorso pubblico inaugurazione 800° anno accademico Università degli Studi di Padova, 19 maggio 2022 – https://www.unipd.it/sites/unipd.it/files/2022/Intervento-Presidente-Consiglio-studenti-Emma-Ruzzon.pdf
(11) = https://www.quirinale.it/elementi/68578
(12) = Ibidem
(13) = Ruzzon Emma , Discorso pubblico inaugurazione 800° anno accademico Università degli Studi di Padova, 19 maggio 2022 – https://www.unipd.it/sites/unipd.it/files/2022/Intervento-Presidente-Consiglio-studenti-Emma-Ruzzon.pdf
(14) = Cascone Massimo A., STUDENTI CONTRO IL GREEN PASS PADOVA: BASTA IPOCRISIA ISTITUZIONALE, 20.05.2022 – https://comedonchisciotte.org/studenti-contro-il-green-pass-padova-basta-ipocrisia-istituzionale/
(15) = https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/la-didattica-ibrida-alluniversit-spegner-la-luce-degli-studenti
(16) = Ibidem
(17) = Discorso pubblico inaugurazione Anno Accademico 2015/2016 Università Bocconi, Milano – http://www.repubblica.it/tecnologia/2015/11/10/news/apple_tim_cook_alla_bocconi_innovare_rispettando_l_ambiente_-127031333/?refresh_ce
(18) = Morin Edgar, “La testa ben fatta. Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero”, Raffaello Cortina, Milano 2000
(19) = Aristotele, Politica I, 2, 1252b -1253b
(20) = Morin Edgar, “La testa ben fatta. Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero”, Raffaello Cortina, Milano 2000
(21) = https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/la-didattica-ibrida-alluniversit-spegner-la-luce-degli-studenti
(22) = Vittorino Andreoli , Il denaro in testa, p.104, Rizzoli (2011)
(23) = https://comedonchisciotte.org/aleksandr-dugin-il-grande-reset-e-fallito-e-lora-del-grande-risveglio/
(24) = Leopardi Giacomo, Pensieri, Moralisti greci. A cura di Alessandro Donati. p.64, Bari, Laterza, 1932
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